la Luna e le dita – di Franco De Anna

Seguo con un misto di stupore e preoccupazione molte reazioni e commenti sugli sviluppi più recenti della politica nazionale, in particolare degli amici variamente ispirati al centrosinistra.

Superati, all’indomani degli esiti elettorali, i vari lai e stracciamenti di vesti (soprattutto di tante vesti altrui: i colpevoli individuati a fronte di moltiplicate “analisi” … i ripetuti e variamente indirizzati: “… io l’avevo detto” …), ora ci si sta avviando a concludere la fase dell’itinerario verso il nuovo Governo. E sembra che l’orchestra non abbia mutato ispirazione.

Lo stupore e la preoccupazione di cui sopra mi indicavano come più opportuna la strada del silenzio, anche per tenersi fuori dal coro. Poi, come al solito, prevale la tentazione di “alzare la mano”. Vorrei sintetizzare alcune affermazioni che considero “fondamentali” e non legate alla contingenza (solito narcisismo, giusto per tentare di garantirmi le memorie).

chi ha vinto

La partita elettorale è stata vinta dalla Destra (sottolineo Destra, non Centro-destra). Il primo partito scelto dagli elettori è quello della Meloni, le cui stratificazioni neofasciste sono “basiche” e in qualche caso anche più che affioranti.

Non ho visto intorno forme di costrizione al voto. I cittadini italiani hanno scelto “liberamente”: i condizionamenti nell’esercizio di tale libertà, nel contesto performato dagli strumenti della comunicazione sociale e di massa costituiscono un elemento, certo preoccupante per l’esercizi autentico della democrazia, ma comune a tutti.

Ricordare che la legge elettorale finisca per deformare i risultati della consultazione premiando impropriamente i vincitori è cosa nota e che meriterebbe una riforma (sempre invocata e mai realizzata…), non modifica certo i dati dei risultati elettorali: ha vinto la Destra. Questo è il “dato” fondamentale: il primo partito italiano rielabora una identità più o meno esplicitamente neofascista. E ha vinto largamente. Anche, e soprattutto, rispetto ai propri alleati che fornivano una “copertura” da Centrodestra e che ne sono usciti ridimensionati.

Un “grande” del passato ci ricordava come il fascismo come “l’autobiografia degli italiani”. Parole che paiono essere ridelineate oggi.

Questo è il problema: si tratta di una declinazione di quella “autobiografia sotterranea”, o è un fatto “contingente”? (Per esempio, qualcuno sostiene che il successo della Meloni sia legato alla sua coerenza di opposizione passata: ma lei è pure stata già al Governo…). Probabilmente una miscela di entrambe le considerazioni: come sempre avviene nella Storia non opera mai “una sola ragione”. Ma una attenta “opposizione”, capace di recuperare i “valori della sinistra”, dovrebbe “ripartire” da quelle considerazioni, per rielaborare una sensata strategia di lungo termine.

l'intelaiatura del comando

In questi giorni, con le elezioni dei presidenti della Camera e del Senato, e le tappe successive di segretari, e responsabili delle Commissioni, si sta tessendo l’intelaiatura del “comando” che si concluderà con l’incarico di Governo e la definizione della sua composizione. Occorre sottolineare che, al di là delle contraddizioni contingenti che certa “fabbrica del dibattito pubblico” ha posto al centro della propria, e conseguentemente altrui, attenzione, quella intelaiatura di comando si sta realizzando con grande attenzione strategica per elaborare una egemonia politica e valoriale da Destra-Destra.

Una occasione per caratterizzare in tale direzione l’equilibrio interno di coalizione e la centralità del partito della Meloni. Sia la scelta dei nomi dei Presidenti, sia le loro prime affermazioni di ruolo vanno in tale direzione. Si guardi ai loro discorsi di investitura. Sono stati formulati e articolati con grande abilità ed attenzione. In particolare il Presidente del Senato ha puntigliosamente dedicato gran parte del proprio discorso di insediamento al recupero di una funzione istituzionale capace di far declinare sotto l’orizzonte le proprie “appartenenze” storiche, pur non negandole.

In quella direzione, per esempio, il richiamo/conferma delle date “storiche” del 25 aprile, del 1° Maggio… fin anche la “debolezza” ammiccante del richiamo alla “giornata” di fondazione del Regno di Italia. Da Pertini al Pontefice le citazioni ripetute e commentate.

Meno “comunicativo” ma parimenti “attento” il discorso di insediamento del presidente della Camera. La reputazione radicalmente conservativa e legata alla appartenenza religiosa, prima ancora che politica, coniugata con affermazioni generali e ripetute del “valore della diversità” rispetto a diversi contesti, hanno certamente “portato acqua” più alla egemonia meloniana che non al proprio partito di appartenenza (del quale infatti non era all’inizio, la prima scelta).

Naturalmente il “capolavoro politico” in quella direzione è stata la elezione del presidente del Senato “a prescindere” dall’apporto dell’alleato Berlusconi, che si è trovato cosi riposizionato come “ininfluente”. Ma credo, al di là di tale “colpo”, si debba sottolineare l’abilità e la cura con cui si sono gestite queste fasi di costruzione della “intelaiatura” del comando, curando la comunicazione di massa.

Naturalmente nella fase di definizione del Governo torneranno in primo piano le necessarie “mediazioni”. Ma i colpi ben assestati in questa fase hanno certamente modificato il peso delle reciproche influenze.

processi epocali

Se si pone attenzione al ruolo crescente delle Destre nel panorama internazionale, si può anche tentare di comprendere come tali processi che ci appaiono legati a specificità nazionali, abbiano al contrario riferimenti storici che ci costringono ad una riflessione capace di andare oltre la dimensione contingente. Certo processi complessi di fase e transizione storica generale. “Epocali” come si usa dire.

A partire da una “ristrutturazione storica” dei “ruoli degli Stati Nazionali”, sia rispetto a processi di riconversione della articolazione globalistica, in direzione di una riarticolazione multipolare con più protagonisti, sia rispetto a contingenze storico-economiche come quelle dei problemi energetici, delle materie prime e dell’equilibrio ambientale. Un processo che supera il consolidato globalismo  di questi decenni che ha continuato a fare da riferimento ai processi di produzione della  ricchezza, anche quando l’analisi storica ne metteva già in luce la decostruzione.

“L’articolazione multipolare” vede non solo la presenza di “grandi interpreti” economico-politici come Stati Uniti, Russia, Cina, Europa. Ma il presentarsi sul palcoscenico anche di soggetti di minor peso effettuale ma crescente: “imperi storici” come Turchia, Iran, e nuovi e diversi soggetti economici come Brasile e India.

La risposta di Destra sottolinea e avvalora il recupero “del ruolo e del valore degli stati nazionali” e la loro capacità, anche economica, di “auto-sufficienza”. (Vedi Ungheria, Cechia, Polonia… e le posizioni limitative rispetto alla UE, finanche di Gran Bretagna). È probabilmente una tendenza “senza futuro” (si consegneranno/ci consegneremo nelle mani della Cina?). Ma si presenta alla comunicazione di massa in termini di “autodifesa” capace di suscitare consenso popolare.

un respirone profondo

Quanto indicato nel punto precedente ridimensiona il significato del “riferimento neofascista”. Rispetto alla dimensione internazionale dei problemi citati si tratta di una “vernice” utile (e necessaria, vista la storia nazionale) alla Destra nazionale. Ma è una “vernice”. Certamente “colpisce”, e giustamente induce moti di rivolta nella sinistra e nei cittadini a cui quella “vernice” è estranea.

Ma occorre non lasciare che sia solo l’indignazione a emergere, facendo dimenticare e coprendo i problemi che la fase storica che stiamo attraversando disegna “sotto la vernice”. Perché con quei problemi occorrerà essere capaci di misurarsi anche e soprattutto a sinistra se si vuole davvero comprendere le ragioni di una sconfitta e soprattutto costruire davvero una alternativa.

Più si prolunga la fase attuale delle polemiche spicciole: “di chi è la colpa?”, “chi ha tradito?”, ma anche “mai compromessi!!”, ma anche “come si fa con “impresentabili” come Fontana o La Russa?”…più si lascerà che il tessuto di comando e di Governo si consolidi con quell’equilibrio interno dominato dalla capacità meloniana di prevalere sui suoi alleati.

Che la sinistra tiri un profondo respiro. Per ora gran parte del popolo ha votato per la Destra.  L’impegno dunque sarà radicale. Avrà certamente anche una dimensione contingente e dovrà essere assunto con strategie di breve termine dirette al miglior risultato; ma ha soprattutto una dimensione di lunga durata che coinvolgerà le prossime generazioni: basti pensare a come è mutato e muta il lavoro, la sua classificazione, il suo ruolo “baricentrico” nella vita delle persone e nella organizzazione della società.