Sandro e i primi anni 60 a Villasanta – di Giuseppe Meroni
Il 3 ottobre è morto a Genova Sandro Cereda. Aveva 77 anni, era malato da tempo. Il funerale si è tenuto a Cogoleto dove Sandro viveva da cinquant’anni con la famiglia. Architetto, apparteneva a una famiglia molto conosciuta di industriali calzaturieri; uno dei quattro fratelli di Sandro, Claudio,è stato ed è molto attivo in campo politico, scolastico e giornalistico.
Ci siamo conosciuti ai tempi del liceo, 17 anni, io allo Zucchi, lui al Frisi; siamo diventati amici, molto amici, per anni. Era piccolo, simpatico, sveglio, mentre io ero troppo alto, non particolarmente simpatico, con tendenza all’organizzazione. Avevo anche bisogno di un fratello che non avevo. Così non fu difficile “mettersi insieme”. Prima all’oratorio di don Angelo dove ci si aprì una carriera poco brillante di vice e poi di maestri di catechismo, poi al Tabacon di via Mazzini a giocare a bigliardo, poi al Tennis di San Fiorano a canzonare i riti e le liturgie della piccola borghesia locale che lì si dava convegno.
All’oratorio su di un ciclostile antidiluviano stampammo 5 numeri di un giornalino dal titolo secco e preciso “Noi”, scritto esclusivamente da noi due, allora innamorati della prosa di Cesare Pavese e di Vasco Pratolini.
A metà degli anni ’60, alcuni “maggiorenti” politici del paese, un bel dì, ci convocano in municipio per un colloquio, in coppia. Ci dicono che è arrivata l’ora di far qualcosa di concreto per Villasanta e, vista la nostra professione ufficiale di studenti, di occuparci dei nostri colleghi con qualche iniziativa. Contardo Ferrini (di cui non sapevamo nulla e che scoprimmo essere stato un noto cattolicissimo giurista dell’800) sarebbe stato il nostro protettore, la nostra guida.
Così nasce il Circolo Studentesco di Villasanta . Mi attivo per cercare una sede, che non ci sarà mai e decidiamo di puntare sui dibattiti, sul cinema e sul teatro. Sandro è bravissimo ad agganciare e iscrivere gente al circolo, puntando soprattutto sulle ragazze carine, io organizzo i primi dibattiti.
Tra questi è passato alla storia (del circolo) il dibattito sul significato filosofico-religioso della canzone “Stand by Me” tradotta in italiano da Adriano Celentano con il titolo ”Pregherò” .Eravamo nella sede (provvisoria) dell’Unione Uomini Cattolici, di fianco alla chiesa e le urla dei dibattenti attirarono le proteste degli abitanti dei vicoli vicini.
Cinema, ovvero cinema LUX (non c’è più, abbattuto, ma chiudiamo subito questa parentesi dolorosa): per alcuni anni cineforum con film di prima scelta, un sacco di spettatori e critici di alto livello tra cui la nostra preferenza andava a un sacerdote di Bergamo, molto Nouvelle Vague, che scandalizzava don Angelo e le pie donne ingurgitando panini al salame, di venerdì. Qualcuno ricorda il suo nome?
Teatro: Noretta, Marisa, Salvatore, Pinuccio, Marina, Sem-Giuseppe, Romano, Antonio, PeppoScacca, Claudio e anche tu Sandro, che avevi una bellissima voce ed eri la nostra star, ricordate la sera del 20 marzo 1967 quando al cinema Lux (ma chi l’ha fatto abbattere?), il circolo studentesco mise in scena “La storia del soldato”, una fiaba della tradizione popolare russa , musicata da Igor Stravinsky? Una fiaba come tante con il soldato Sem-Giuseppe che a un certo punto si alza e se ne va gridando: “Ma perchè devo recitare questa roba quando il mondo è pieno di guerre, in Biafra la gente muore di fame e gli operai fanno fatica ad arrivare alla fine del mese?” Allora intervengo io (regista) dal sottopalco: “Ma Sem, la gente ha pagato 300 lire di biglietto . Non puoi fare così, dai”. Il pubblico (200 persone) rumoreggia stupito, qualcuno grida: ”Ridateci indietro i soldi”. Un altro dal fondo: ”Siete dei comunisti!” In realtà la scena di Sem che se ne va sotto il palco era stata provata e riprovata decine di volte ed era venuta bene. Molto pirandelliana, se si vuole, ma esprimeva un disagio reale di molti di noi nei confronti di una società immobile, stagnante, insopportabile. Volevamo provocare una reazione e ci siamo riusciti. Mancava un anno al ’68.
Fu l’ultima iniziativa del Circolo. Tutte le porte si chiusero, altri orizzonti si aprirono e noi ci disperdemmo.
Il Circolo Studentesco è stata una meteora di pochi anni a Villasanta, probabilmente non ha lasciato tracce significative se non su di me che ricordo quegli anni con grande nostalgia, anche perché non ero solo, avevo trovato un fratello piccolo e simpatico.
Sandro, non so dove sei adesso, ma sappi, per usare un modo di dire caro agli adolescenti, che ti ho voluto “un bene dell’anima”.
Spero che questo bell'articolo di storia locale di altri tempi, del mio amico e collega di insegnamento, per tanti anni, Giuseppe Meroni vi sia piaciuto. Lo dovete leggere pensando a quanto ho scritto nell'articolo su Sandro a proposito della separazione delle nostre strade ai primi anni di scuola superiore quando io decisi di impegnarmi a Monza mentre lui rimase al paesello.
Quella amicizia tra Peppo e Sandro era invisa a nostra madre preoccupata di una amicizia maschile troppo forte e del vedere nella presenza di Peppo una specie di inizio di perdizione. E poi Cesare Pavese che amavamo tutti, che si era suicidato, che era un po' misogino, che ci aveva lasciato un diario "Il mestiere di vivere" i cui brani imparavamo a memoria … Tutte cose importanti che hanno preceduto il 68 eche hanno formato una generazione.
Altri tempi, altre iniziative, altro modo di essere e di vivere quella società bigotta dei primi anni 60. Un modo per far conoscere ad Hannika aspetti di suo padre che non ha conosciuto e che, forse, nessuno le ha mai raccontato.
Due parole su Il Punto, il giornale on line dove Peppo ha pubblicato il suo ricordo. Si tratta di un organo di informazione nato alla fine degli anni 70 e che prese il posto di un altro giornale locale, nato nella sinistra villasantrese, Progresso&Partecipazione con la presenza di Meroni e anche mia. Da allora tanta acqua è passata sotto i ponti ma quei giovani di allora si sanno ancora da fare. E questo è bello. Il punto di Villasanta lo trovate su Facebook.
Nella foto Sandro è il primo a sinistra mentre l'ultimo a destra è Giovanni Mondonico che ci ha fatto avere la foto. (C.C.)