A me Giorgia Meloni non fa paura – di Roberto Ceriani
A me Giorgia Meloni non fa paura. Ho più paura di chi, per legittimare sé stesso, la addita come "neofascista che vorrebbe far tornare l'Italia tornare al Ventennio". Ho più paura dell'incompetenza dei Cinquestelle del 2018 (i sopravvissuti di oggi sono un po' meno peggio).Ho più paura del populismo di Salvini (però apprezzo le capacità gestionali di alcuni suoi Colonnelli regionali).Ho più paura di chi parla di "una Destra capace di guardare solo indietro nel tempo", mentre comincio a pensare che in parte i ruoli si stiano invertendo.
Oggi anche in Italia stanno crescendo embrioni di una Destra moderna ed europea, mentre restano al palo varie frange di una Sinistra "capace di guardare solo indietro nel tempo".
Credo che un governo di Destra a trazione meloniana non sia un dramma nazionale che ci porterà fuori dall'Europa, che darà spazio alla Mafia, che porterà l'economia nazionale in default, che farà esplodere la corruzione, ecc. Al contrario, visto con quanto sospetto FdI viene visto da mezza Europa, probabilmente la furba Giorgia farà il possibile per dimostrarsi moderata, riformista e credibile.Probabilmente avrà il problema di alcuni dirigenti del suo partito che, affamati di potere e incapaci di gestirlo, cadranno nei tranelli dei poteri forti e subiranno il fascino della corruzione.
Sarà interessante vedere come Giorgia reagirà, ma ancora più interessante sarà vederla all'opera nel gestire la Sanità, nell'affrontare i problemi del lavoro e delle varie forme di disuguaglianze sociali… problemi che per alcuni aspetti probabilmente la vedranno alzare qualche bandiera tradizionalmente della Sinistra.
Non è detto però che farà scelte "di Sinistra (?)" solo per populismo perché FdI è un partito strutturato, con una sua storia e un suo progetto… Invece altre scelte, per esempio sull'immigrazione, saranno chiaramente "di Destra", ma questo era chiaro nel suo programma elettorale e gli elettori l'hanno votata proprio per questo!
Come reagirà il PD?
A parte il toto-Segretario, che ormai è il gioco ai birilli preferito dalle correnti interne, leggo da più parti la giusta esigenza di approfittare del prossimo Congresso per ridefinire una linea del partito. Purtroppo però leggo sui giornali che le domande poste da questo ripensamento sono essenzialmente due:1) "Chi siamo noi?" 2) "Dove ci collochiamo?"
Personalmente le ritengo domande inutili.
- DOMANDA 1) Di solito gli adolescenti si chiedono "Chi sono io?", ma poi, crescendo, virano verso la domanda "Cosa voglio fare della mia vita?". In politica il verbo essere serve per dividersi dai propri simili, mentre il verbo fare è più utile per trovare accordi con i diversi.
Per questo riterrei più interessante domandarsi cosa vogliamo fare in una società del XXI secolo, sempre più complessa, molto diversa da quella del XIX secolo che ha dato origine alla necessità di raggrupparsi in partiti politici.
Preferisco domande del tipo "Cosa vogliamo fare su questo problema?". Per esempio: quale politica energetica vogliamo per il futuro? Quale sistema di formazione? Quale sistema fiscale? Quali parti di ambiente vogliamo conservare? Cosa fare per ridurre i vari tipi di disuguaglianze? Come interagire con l'Europa? Cosa fare per la pace?…
Saranno le risposte a domande di questo tipo lo strumento per costruire un'identità che ci permetterà di rispondere anche alla domanda "Chi siamo noi?". Non sarà invece possibile il processo inverso: la risposta a quest'ultima domanda non sarà sufficiente per ottenere le risposte alle domande su cosa fare!
- DOMANDA 2) Chiedersi "Dove ci collochiamo?" significa essenzialmente domandarsi con chi siamo alleati e chi sono i nostri avversari. La domanda non mi interessa.
Non mi interessa perché, se sarò capace di rispondere alle varie domande sul "Cosa voglio fare?", saranno gli altri a stabilire se io sono loro alleato o loro avversario, non sarò certo io a scegliere preventivamente alleati e avversari!
Può darsi che in alcuni casi troverò alleati in altri partiti e avversari nel mio, ma questo non dovrebbe preoccuparmi eccessivamente. Infatti non saprei dove trovare un alleato con cui io concordo su tutto e un avversario da combattere qualunque scelta lui faccia.
Per esempio, io sono d'accordo con le proposte di Salvini di sostenere l'energia nucleare e di differenziare regionalmente il sistema formativo, ma questo non significa che "sono d'accordo con Salvini"! Semplicemente, in mezzo a mille punti salviniani che combatto, trovo condivisibili un paio di sue proposte e vorrei lavorare sullo stesso tavolo per trovare il modo migliore per realizzarle. E' grave?
So benissimo che questa mia posizione dimostra una mia probabile "immaturità politica" e una mia sicura "incompatibilità con un partito".
Tuttavia, se io fossi un partito, penso che mi porrei la domanda a rovescio: "Visto il crescente astensionismo e la disaffezione verso la politica, in una società sempre più complessa e articolata l'incompatibilità vera non sarà per caso quella fra il tradizionale sistema dei partiti e una società non più rappresentabile con fazioni staticamente collocate fra di loro?".