Russia, Ucraina, NATO, Biden, Putin
Non ho per niente le idee chiare, ma alcuni punti fermi li ho.
Non amo nè gli eserciti e nemmeno i militari di carriera essenzialmente perché penso che siano un residuo della nostra scarsa umanità, intesa come appartenenza al genere umano. La civiltà umana si è evoluta alternando la politica e la guerra, usando la guerra per risolvere conflitti che non si riusciva a risolvere con la trattativa e con la buona volontà.
C'è chi sostiene che la corsa agli armamenti e la necessità di consumarli, quando se ne accumulano troppi, faccia parte delle regole economiche della nostra società; di qui le teorizzazioni sul sistema militare-industriale. E' una tesi che non mi convince anche se lo sviluppo ineguale, la distruzione delle risorse, la invenzione di falsi bisogni fanno oggettivamente parte del mondo in cui viviamo.
Ricordo che quando l'URSS saltò per aria per spinte centrifughe, bancarotta economica, incapacità di democratizzarsi mi rallegrai pensando che la fine della competizione economico-militare avrebbe liberato risorse inutilmente bruciate negli armamenti e che dunque ci saremmo orientati ad una società più libera e più felice. L'impero si è disgregato, le false democrazie popolari si sono trasformate in baluardi della conservazione culturale ed economica, sono state conquistate dal populismo e, in Europa, sono diventate la punta di diamante dei regimi più autoritari. E' come se 40 anni di educazione alla scienza, alla laicità, alla tecnologia, abbiano ottenuto il risultato opposto: nazionalismo, integralismo religioso, rifiuto della multiculturalità. Penso alla Polonia, all'Ungheria e all'Ucraina e a quel che furono negli anni 30 e 40. Ci stanno ritornando. I Polacchi antisemiti, gli ungheresi e gli ucraini alleati dei nazisti nel lavoro sporco.
La società russa, ricca di grandi spazi e di risorse materiali non ce l'ha fatta ad uscire dalla mentalità autoritaria che la caratterizzava ai tempi degli zar. Nel mondo comunista delle origini ci fu tutta una discussione sulle tappe nello sviluppo della società russa: la fase dello sviluppo capitalistico seguita dalla fase socialista. Ci fu l'oligarchia e siamo tornati alla oligarchia e in mezzo, l'unica cosa che si è realizzata attraverso dirigismo e autoritaritarismo è stato lo sviluppo industriale. Uno strano sviluppo industriale, meno dinamico di quello che c'è ad Occidente, un mondo in cui un po' di religione, di vodka, di tutele sociali e di mito del successo fanno funzionare le cose con quanto basta in termini di consenso. Consenso, rassegnazione, risorse quasi illimitate, grandi spazi (con 5 o 6 fusi orari).
Mi chiedo cosa ci sia in comune con la Cina (con cui negli anni 60 ci furono grandi contrasti). La competizione sul piano dello sviluppo, delle tecnologie, della politica estera, l'ha vinta la Cina che, paradossalmente, continua a dichiararsi uno stato socialista. Forse per garantire lo sviluppo di quello che faceva parte del III mondo serviva un regime di tipo comunista classico (autoritarismo, controllo e ideologia) e sarebbe interessante capire quanto, la supremazia dei cinesi rispetto alla Russia sia una questione di antiche civiltà o di massa critica in termini di popolazione.
Perché i cinesi ce l'hanno fatta a vincere la competizione con l'Occidente sul tema dello sviluppo e i russi non ce l'hanno fatta? Lo sviluppo cinese troverà, ad un certo punto, un freno man mano che le condizioni di vita all'interno cresceranno o il PCC riuscirà a governare il processo anche nella fase del dominio della tecnologia? In quel caso come si strutturerà il dominio della Cina nei paesi eternamente in via di sviluppo?
E' inevitabile la alleanza sino-russa o si tratta di una grossa incapacità del cosiddetto mondo democratico di giocare le sue carte? Propendo per la seconda ipotesi.
Per finire un paio di cosette sulla politica degli USA e sull'Europa.
Biden non mi entusiasmava (anche per via della età) e come capita con i Presidenti del Partito Democratico ci risiamo con la voce grossa, l'aumento della tensione internazoionale con gli USA che, quando non si fanno i fatti loro (presidenze repubblicane), sembrano costantemente alla ricerca di un primato internazionale a spese dei paesi democratici che, non essendosi dato un esercito europeo, stanno solo a guardare: non possono decidere e possono solo subire l'esplosione della questione energetica con Putin che può chiudere i metanodotti mentre Biden ha le sue riserve in patria, al di là dell'atlantico.
Due parole sulla Ucraina: alla fine degli anni 80, dopo il fallimento dell'impresa di Gorbaciov si è avuto in pochissimi anni il ridisegno dei confini della guerra fredda. Polonia, Stati Baltici, Romania, Ungheria, Boemia, Bulgaria, Prussia hanno cambiato sponda di riferimento. La Russia ha incassato a condizione di conservare verso ovest alcuni stati cuscinetto (la vecchia Russia Bianca e l'Ucraina), un po' di qua e un po' di là. Se pensiamo al 45, alle decisioni di Yalta quando si decisero i confini geo strategici, le cose sono profondamente cambiate e non c'è da meravigliarsi se Putin tiene così fortemente al cuscinetto. Ne abbiamo fatto un nuovo zar e lo zar ci tiene ai suoi confini.