8 ottobre 1946-2021
E adesso gli anni sono 75, l'età a cui sono morti tre dei miei quattro nonni (la nonna materna molto prima). Sono già passati dieci anni da quando sono venuto a Siena per il mio ultimo anno di servizio come Dirigente Scolastico.
Come mi sento? Sto invecchiando e il mio organismo si conforma sempre di più ai ritmi del dì e della notte: sono bello sveglio e attivo con la luce, in progressivo rallentamento con il buio. Per farmi uscire di casa dopo cena deve essere accaduto qualcosa di molto speciale. Continua a rimanere il gusto delle scrivere, del pensare attraverso l'amata filosofia, ma solo quella che comunica, fa riflettere e usa un linguaggio chiaro: dalla filosofia della scienza alla filosofia politica. Sopporto male la superficialità dei social e peggio ancora le chat di Whatsapp.
La politica militante non mi interessa da ormai molti anni e ogni anno che passa aumenta il distacco: troppi cialtroni in circolazione e per di più tremendamente ignoranti di storia, anche tanti assatanati che vedono le cose troppo a senso unico. In questi giorni sono reduce da un lavoro di informazione e documentazione sulle elezioni nel mio paesello di Monticiano per le quali ho scritto ben 14 articoli: la lista civica, dopo 4 anni di buona amministrazione ma con il Covid e la morte del Sindaco sempre per Covid, è passata da 15 voti di scarto a 170 voti di scarto (su meno di mille votanti); ci sono facce nuove e tante cose da fare (per tanti ambiti di lavoro, per l'ambiente e per l'escursionismo – mi scuserete se sono un po' unilaterale). Basta ideologie, soprattutto quelle totalizzanti, senza rinnegare nè gli ideali nè il dover essere.
A 75 anni meglio mettersi a disposizione: servire ma senza mai rinunciare alla propria identità; essere malleabili nella interazione, disponibili al compromesso se serve a cambiare lo stato di cose presente, chiari e cristallini nelle motivazioni.
In questi mesi, come ogni anno ho lavorato per la Francigena (manutenzione del tracciato) e per la grande manifestazione del 9 e 10, la Walking Francigena Ultra Marathon con 1300 camminatori sulla tratta da Siena ad Acquapendente. Sono 4 tappe della via Francigena Toscana, Siena-Ponte d'Arbia, Ponte d'Arbia-San Quirico, San Quirico-Radicofani, Radicofani-Acquapendente per un totale di poco più di 120 km. Da Siena, sabato mattina, partono oltre 700 camminatori e più di 200 di essi si fanno tutta la tirata senza interruzione arrivando ad Acquapendente tra le 8 e le 18 di domenica. Altri partiranno da Buonconvento, o da San Quirico o da Abbadia San Salvatore sull'Amiata. Circa 300 persone si faranno in notturna la durissima tappa da San Quirico a Radicofani croce e delizia dei pellegrini normali. Anche quest'anno finisce un impegno quotidiano di molte ore che mi porta via le giornate da giugno ad ottobre. E da lunedì si ritorna ad un ritmo più ordinario.
Ho mal sopportato qualche elemento di tensione legata al mio rifiuto del servilismo nel modo di intendere il volontariato; è importante dialogare e confrontarsi con le istituzioni (quello che altri chiamano il potere), ma bisogna farlo preservando sempre la propria identità di persona e di associazione. Sono uscito dalla tensione mettendo le carte in chiaro e ho cercato di stare meglio (contro il rischio della crisi ipertensiva) immergendomi nello studio di un grande maestro di razionalità, il mio amato Karl Raymond Popper.
Sto riportando in word e poi convertirò in formato epub (per renedrne la lettura agevole anche dallo smartphone) una raccolta di saggi importanti intitolata Il mito della cornice. Il mio è uno strano modo di studiare; parto dal pdf ottenuto da una scannerizzazione cartacea, elimino gli errori presenti in ogni processo di acquisizione, formatto il documento, sistemo le note e così facendo studio e mi diverto riflettendo sul razionalismo critico.
Due o tre cose riprese dalla introduzione: partendo da un tormentone di Popper.
lo posso avere torto e tu puoi aver ragione, ma per mezzo di uno sforzo comune possiamo avvicinarci alla verità.
E’ forse interessante raccontare come l'idea di scrivere quelle parole mi sia venuta. La devo ad un giovane membro del Partito nazionalsocialista della Carinzia, non un soldato e neppure un poliziotto, ma che pure indossava l'uniforme del partito e portava una pistola.
Deve essere stato non molto prima del 1933, l'anno in cui Hitler è salito al potere in Germania. Quel giovane mi disse: «Cosa? Vuoi discutere? lo non discuto: sparo!». Forse è lui che ha piantato il seme del mio La società aperta.
Sono passati più di sessant'anni da quell'esperienza, e nel luogo che ne è stato teatro le cose sembrano essere migliorate. E tuttavia, lungo ciò che allora era il confine tra la Iugoslavia e la Carinzia, un confine che non è cambiato, la prontezza ad imbracciare le armi con il pretesto delle provocazioni etniche è cresciuta terribilmente. L'attacco dell'irrazionalismo alla ragione è proseguito per tutti questi sessant'anni in più di sessanta modi.
Il pretesto della provocazione etnica è tra tutti il più insensato e rivoltante, ma non il più nuovo. Con ogni probabilità è anzi il più antico, cosa che certo non conforta. Ma almeno non siamo costretti a pensare che qui - o altrove - le cose peggiorino per una tendenza della storia. Il futuro dipende da noi. Siamo noi a portarne tutta la responsabilità.
Per questa ragione vale un importante principio: è nostro dovere restare ottimisti.
E’ forse bene che prima di terminare tali note spieghi in poche parole questa idea. Il futuro è aperto. Non è determinato, né, perciò, può essere previsto - se non per caso. Le possibilità che esso contiene sono infinite. Quando affermo che «è nostro dovere restare ottimisti», intendo dire non solo che il futuro è aperto, ma anche che noi tutti contribuiamo alla sua creazione con tutto ciò che facciamo: siamo tutti responsabili di ciò che il futuro ci riserva.
E’ perciò nostro dovere non professare il male, ma piuttosto combattere per un mondo migliore.
Già, il nostro dovere: il futuro è aperto, tante cose dipendono da noi, ci sono tanti problemi da risolvere e dobbiamo cercare di farlo, cercare delle soluzioni (altro che ironizzare su questo punto), avere fiducia negli uomini, ma essere molto fermi contro l'irrazionalismo che di questi tempi prende la veste del rifiuto della di un bene comune da tutelare come la salute pubblica. Un libro di Popper che mi è caro si intitola: Tutta la vita è risolvere problemi.
Buon compleanno