meno ipocrisia

Oggi non ho avuto molto tempo ma qualche dibattito e rassegna stampa me lo sono sentito e sono rimasto deluso per la incapacità di stare sulla palla. Solito teatrino: se sei del PDL devi dire che … (le foibe, l'indottrinamento, …) se sei del PD devi dire che … (la scuola pubblica, avete governato 8 anni su 10, i ministri sono i vostri, …).

Berlusconi non ha aperto un dibattito sulla opportunità o meno di rivedere il sistema pubblico di Istruzione e di superare il peso preponderante della scuola di Stato; no Berlusconi ha detto che chi sta a scuola conculca e che, nella sua visione della educazione, anche le famiglie devono conculcare.

Su questo punto non ci sono alternative: o chiede scusa (perché ha offeso l'intero corpo docente) o toglie la fiducia al suo ministro dell'Istruzione (che tollera senza far nulla una scuola pubblica che invece di educare alla libertà e alla cittadinanza, indottrina).

Poi finirà tutto a tarallucci e vino: mi hanno frainteso, il problema è un altro, … La coltellata l'ha tirata, abbia il coraggio di assumersene la responsabilità.

Diverso è il problema del diritto delle famiglie di scegliersi la scuola autonoma di proprio gradimento, problema che si pone dopo l'inserimento in Costituzione del principio di sussidiarietà.

Sappiamo tutti che questa è una questione lunga quanto l'Unità d'Italia; che lo Stato liberale l'ha impostata in una logica statalista e che la Chiesa Cattolica, sul tema, si è messa storicamente all'opposizione (stiamo parlando della fine dell'800).

I tempi sono superati? La Costituzione va rivista dove garantisce la libertà di istituire scuole ma aggiunge "senza oneri per lo stato"? Il milione di dipendenti statali del sistema statale di istruzione va lasciato a casa? Se si tratta di questo e cioè della opportunità che siano le famiglie a ricevere un bonus a figlio da spendere nel sistema pubblico di istruzione parliamone. In alcuni paesi del nord europa si fa così. Però facciamolo avendo la percezione della dimensione economica, istituzionale e sociale di quello di cui stiamo parlando.

  1. Il personale che fine fa? Diventano liberi professionisti?
  2. In quanti anni e con quale consenso politico pensiamo di mettere in piedi l'operazione?
  3. Pensiamo ad uno dei settori formativi (primaria, secondaria inferiore, secondaria superiore, formazione professionale regionale) o abbiamo in mente l'intero sistema?
  4. L'idea di regionalizzare la scuola e il personale che fine fa?
  5. Con quali regole e con quali controlli mettiamo in piedi il sistema?
  6. Gli edifici chi li fornisce?
  7. Gli standard formativi, educativi e di servizio chi li stabilisce?

Sono le prime domande che mi sono venute in mente e probabilmente, se mi ci dedico ne saltano fuori altrettante.

Ma adesso faccio io una domanda: anche solo per cominciare a discutere di queste cose, è questo il governo? Con questa maggioranza, con questa credibilità internazionale, con questo Presidente del Consiglio, con questo svilimento dell'etica, con la confusione tra educare e conculcare, …

Forse era solo una boutade, come tante altre, per far vibrare la tonaca a qualche monsignore. Come dicevo ieri in una nota, questo è un venditore di scatolette di tonno: venga bella signora.