A proposito di “bella politica”

Una precisazione terminologica: politica non è una parolaccia, ma è un termine che rinvia al prendersi cura della polis, la città-stato da cui è nata la democrazia nella Grecia Antica.

Lo scrivo perché, anche in questa campagna elettorale monticianina, mi è capitato di sentire persone, assolutamente appassionate della loro comunità, affermare io non mi occupo di politica come premessa ad un ragionamento tutto politico in cui si affermava la disponibilità ad occuparsi della propria comunità senza secondi fini.

C'è un famoso film di Luigi Comencini con Laura Antonelli in cui una nobildonna delusa dal suo stato e dal marito se la fa con l'autista (un giovanissimo Michele Placido) in uno sperduto casolare di campagna e dice o pensa, mio Dio, come sono caduta in basso.

 E' la sorte toccata alla politica: la eterogenesi dei fini ha prodotto una politica nazionale in cui tante galline vanno a becchettare nella ciotola dei rifiuti; mestieranti, profittatori, gente che fa politica come professione e che non saprebbe come vivere senza la politica anche perché non ha mai lavorato, in senso proprio.

Poi ci sono quelli che, sul piano locale, si rendono gratuitamente disponibili a spendere una quota importante del proprio tempo per la comunità e l'andazzo prevalente, la perdita di significato delle parole, li ha convinti che non stiano facendo politica.

Un altro elemento interessante ha a che fare con la questione delle liste civiche e dei riferimenti politici generali. In una dimensione microscopica come quella del mio comune è davvero insensato cercare a tutti i costi gli elementi di divisione e mettere cappelli politico-ideologici in cima al programma. Se si parla di sviluppo, turismo, politiche dei servizi e trasporti è difficile per me accettare come elemento discriminante l'opzione io sono di sinistra o io sono di destra. 

Userei altri criteri: come facciamo a garantire che le strade bianche, elemento strategico per lo sviluppo turistico, siano ben tenute? Come facciamo a garantire che il sito dei Canaloni, in certi periodi dell'anno, non divenga Rimini Rimini con persone che, se potessero, non farebbero a piedi nemmeno l'ultimo chilometro e che comunque si porta tutto l'occorrente per la grigliata in posti ad elevato rischio incendi? Come impostiamo le strategie per far uscire Petriolo dallo stato attuale di terra di nessuno ? Pensiamo che la valorizzazione di Petriolo o dei Canaloni debba comunque prevedere vincoli di utilizzo a causa del carico antropico o pensiamo che si debbano usare regole del tipo si è sempre fatto così ? Domande che per ottenere risposte sensate non hanno bisogno di metterci nè il carico antifascista nè il carico di sinistra.

Si tratta di questioni in cui ci si deve dividere sul merito dei progetti e non sulla ideologia; lo dico da persona che, per quanto riguarda gli orientamenti politico generali si reputa progressista (o, ammesso che tale terminologia abbia un senso, di sinistra) ma lo fa attraverso lo spirito di servizio e la ricerca continua delle soluzioni concrete a problemi concreti.

Dunque, per Monticiano, solidarietà, integrazione, sviluppo, cura del territorio, servizi, innovazione e chi ha più filo tessa dicendo in pubblico cosa propone ed evitando di denigrare la concorrenza in privato o, peggio, utilizzando i facsimili ufficiali delle schede e ritoccandoli in maniera che (ops!) gli altri si smaterializzano (e questa sì che è una brutta politica, ma proprio brutta brutta).


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