Lenin e l’Antirivoluzione russa – di Roberto Massari (recensione)
Sono finito a cercare questo libro dopo aver letto le Memorie di un rivoluzionario di Victor Serge (1) e (2), cronaca di ua vita spesa al servizio della rivoluzione con una progressiva presa di coiscienza che quella prospettiva non solo aveva dovuto fare i conti con la immaturità del processo di sviluppo della Russia, con l'accerchiamento, con la mancata rivoluzione in Occidente, tutte cose che indussero Serge a stringere i denti per continuare a stare con i bolscevichi, ma che c'erano cose che non avevano funzionato nella cosiddetta fase alta del processo rivoluzionario e cioè prima della malattia (1923) e della morte di Lenin (gennaio 1924).
Serge cita in particolare il comunismo di guerra (1918-1921 con le requisizioni e l'annientamento del mondo contadino), la fondazione della Čeka (7 dicembre 1917, contrazione di Večeka, acronimo per Commissione Straordinaria Panrussa per la lotta alla controrivoluzione e al sabotaggio), l'attacco militare e l'uccisione degli esponenti del soviet di Kronstadt (marzo 1921).
La questione che mi attanagliava e mi attanaglia in anni di ripensamenti e riflessioni sulle cose in cui abbiamo creduto in maniera totale negli anni dal 1969 al 1976 era la risposta alle domande: Perché è andata così? Era Inevitabile? Perché la rivoluzione ha avuto come esito lo stalinismo? Perché anche dopo la denuncia dello stalinismo il sistema sovietico ha continuato ad essere dispotico, burocratico e illiberale? Perché dopo la Polonia e l'Ungheria c'è stata la Cecoslovacchia? Perché il PCI, sino all'89 non ha mai rotto in maniera netta con quella storia? Perché tutte le altre esperienze di rivoluzione comunista si sonoi rivelate illiberali?
E il domandone è: in tutto questo c'è qualcosa che ha a che fare con il leninismo, con il modello organizzativo di partito leninista, con una particolare interpretazione data alla dittatura del proletariato?
Il libro di Roberto Massari contiene molte di quelle risposte e detto in estrema sintesi, sostiene che il difetto era nel manico, in una visione del processo rivoluzionario in cui il problema principale era quello della presa del potere e dello strumento necessario alla realizzazione dell'obiettivo, il partito leninista. Sono oltre 400 pagine (in formato 18×24) interamente dedicate a Lenin, alla evoluzione del suo pensiero (a partire dalle origini nel movimento populista passando attraverso il rapporto con la II internazionale, Kautzki e Rosa Luxemburg, le polemiche in campo filosofico con alcune scivolate di tipo hegeliano e la lotta nei confronti di Bodganov e di coloro che cercavano di fare i conti con le rivoluzioni scientifiche stando più dalla parte di un positivismo rivisitato che dell'hegelismo).
Negli anni del mio avvicinamento al leninismo (1969-1974) ricordo che di Lenin mi avevano colpito favorevolmente la capacità di esagerare nel mezzo della battaglia politica: individuava un problema (od un pericolo) e si gettava anima e corpo sulla barra del timone per effettuare il raddrizzamento. Il libro di Massari mi ha confermato in quella impressione, ma la visione di insieme delle oscillazioni (davvero continue e con la capacità di sostenere tutto e il contrario di tutto) non poteva che indurmi a qualche ripensamento (sia con riferimento ai temi della costruzione del partito rivoluzionario e delle sue caratteristiche, sia con riferimento alla rivoluzione, alle istituzioni dello stato e agli organismi di partecipazione delle masse).
Massari individua in Lenin una posizione di tipo centrista e tra le molte precisazioni e puntualizzazioni sono rimasto sostanzialmente confuso sull'utilizzo di questo termine che rinvia più che ad una collocazione di centro nel fuoco delle polemiche, alla capacità di operare rapide svolte di raddrizzamento mettendo troppo spesso la tattica al posto della strategia e le opportunità al posto dei principi rivoluzionari, tutto ciò purché la componente bolscevica del POSDR ne esca vittoriosa e non venga messa in discussione la sua (di Lenin) leadership.
Questo è l'indice del libro:
Sul concetto di rivoluzione e antirivoluzione
Il centrismo è quella cosa…
I. Dal terrorismo alla socialdemocrazia (1887-1901)
1. Imprinting narodniko – 2. Dal populismo all’economicismo – 3. La «cotta» per Plechanov – 4. Apologia di Kautsky
II. Da socialdemocratico (russo) a «bolscevico» (1902-1907)
5. La leggenda della «teoria leninista» del partito – 6. Coscienza socialista e spirito di partito – 7. Intorno al II Congresso – 8. Trotsky e la «robespierriade» caricaturale – 9. Una critica a Lenin (quasi) marxista libertaria – 10. 1905: il centrismo alla prova dei fatti – 11. La deviazione terroristica: 1906-1907
III. L’involuzione filosofica (1894-1916)
12. Antileninismo bolscevico «di sinistra» (Bogdanov) – 13. Marx vs Hegel (e sociologia marxista) – 14. Regresso all’hegelismo – 15. L’idealismo-materialismo dei Quaderni filosofici – 16. Uno studio divulgativo (l’Imperialismo)
IV. L’unica posizione teorica che non cambiò (quasi) mai (1913-1923)
17. Questione nazionale e autodeterminazione dei popoli
V. Oscillazioni tra programma massimo e minimo (1905-marzo 1917)
18. Dittatura democratica rivoluzionaria del proletariato e dei contadini – 19. Il 4 agosto e la Guerra
VI. Tutto il potere ai soviet? (marzo-ottobre 1917)
20. Un ossimoro utopico-statualistico (Stato e rivoluzione) – 21. Prima infatuazione per i soviet (marzo-giugno) – 22. Interludio ostile ai soviet (luglio-agosto) – 23. Ritorno ai soviet e sostituzionismo (settembre-ottobre) – 24. La questione del «colpo di mano»
VII. …No. Tutto il potere al Partito (ottobre-novembre 1917)
25. Governo monopartitico e non dei soviet – 26. Altri sostenitori di «Tutto il potere ai soviet». Gli anarchici – 27. I menscevichi internazionalisti – 28. I socialisti rivoluzionari di sinistra – 29. Mežrajontsy, bespartijny
VIII. L’antirivoluzione bolscevica (novembre 1917-marzo 1921)
30. Da centrista ad antirivoluzionario – Antirivoluzione I: la Ceka – 32. Antirivoluzione II: i Comitati di fabbrica – 33. Antirivoluzione III: l’Assemblea costituente – 34. Antirivoluzione IV: il Terrore di stato (1918-1923) – 35. Da Lenin al Gulag [Appendice] – 36. Antirivoluzione V: la Terza rivoluzione russa (Kronštadt)
IX. La dittatura sul proletariato (1921-1923)
37. Chi «rinnegò» di più: Kautsky o Lenin? – 38. Il «rinnegato» Trotsky – 39. Lenin pro e contro Stalin: l’ultima cospirazione
Massari sostiene, e me lo ha confermato anche a voce, che la rivoluzione russa, fatto salvo l'esperimento soviettista che vide sostanzialmente estranei i bolscevichi nel 1905 e che riguardava soviet con caratteristiche diverse da quelli del 17, inizia a febbraio e termina a novembre del 1917 quando inizia ad opera di Lenin la fase della antirivoluzione, antirivoluzione che si può considerare conclusa già nella primavera del '21. Per Massari la antirivoluzione è una forza di opposizione al processo rivoluzionario che nasce al suo interno e che ad un dato momento si oppone a tale processo perché animata da interessi divergenti e scrive pertanto di antirivoluzione leniniana e di successiva controrivoluzione staliniana.
Il libro è molto ricco di citazioni direttamente basate sugli scritti di Lenin riprese dalle diverse edizioni delle opere complete (ma anche di altri protagonisti del processo rivoluzionario) ed è inframezzato di note storiche e biografiche che, per quanto interessanti, rischiano a volte di far smarrire il filo della argomentazione.
Ne consiglio pertanto una lettura non necessariamente sequenziale e non necessariamente integrale, almeno in prima lettura, anche perché la sostanza che dà corpo al giudizio sulla antirivoluzione è quella contenuta nei capitoli dal VI all' VIII in cui vengono ripercorse le svolte del pensiero e della azione leniniana tra la rivoluzione di febbraio, quando Lenin, che si trova a Zurigo scrive le cinque Lettere da lontano e il gennaio 1918 con il seppellimento del progetto di Assemblea Costituente e l'inizio di esautoramento dei soviet e delle altre forme di partecipazione popolare.
avendo colto la possibilità di portare finalmente al potere lo strumento partitico costruito e rafforzato nell'arco di un quindicennio, Lenin adottò una tattica fondata sulla possibilità di far leva sui soviet per scalzare il parlamento borghese (Duma di stato e poi Preparlamento) e il Governo provvisorio.
A tal fine:
a) esaltò i soviet con eccessivo entusiasmo nella fase della loro nascita e crescita iniziale;
b) li rinnegò dopo la fallita insurrezione di luglio, convinto di non poterne togliere la direzione ai menscevichi e ai socialisti-rivoluzionari;
c) li ricollocò in cima al proprio programma politico quando il Posdr(b) cominciò a conquistare la maggioranza in soviet centrali importanti come Pietrogrado e Mosca;
d) li mantenne come asse centrale del programma fino alla conquista del potere;
e) adottò tutti i provvedimenti necessari per una rapida estinzione del loro ruolo e soprattutto della loro autonomia, a partire dagli ultimi due mesi del 1917, cioè subito dopo l'avvio della dittatura monopartitica del bolscevismo.
La nostra generazione, una volta convertita al leninismo ha finito per disinteressarsi un po' troppo degli aspetti di dettaglio di quel processo rivoluzionario innamorandosi della presa del palazzo d'Inverno, trascurando la complessità di ruolo e di rappresentanza politica delle altre forze rivoluzionarie anarchiche e socialiste (con le diverse sfumature presenti tra i menscevichi e i socialisti rivoluzionari) e dando per assodata e giusta la linea d'azione dei bolscevichi. Mi riferisco in particolare:
- all'uso esagerato e superficiale dell'appellativo di riformista, piccolo borghese o populista assegnato di volta in volta agli altri protagonisti del processo rivoluzionario
- alla mancata riflessione sui numeri dei risultati elettorali nei soviet (degli operai, dei contadini e dei soldati) e nelle diverse forme di rappresentanza operaia (consigli di fabbrica) e nelle assemblee elettive
- alla accettazione della semplificazione secondo cui vinte Pietrografo e Mosca era assicurata la vittoria della rivoluzione
- all'uso esagerato e spregiudicato del volontarismo in nome del quale tutto era lecito o almeno accettabile.
Da leggere.
Roberto Massari
Lenin e l'Antirivoluzione russa
Massari editore collana Miraggi
€ 22,00 – (2018)