ricordando Emilio (Genovesi) – di Piervito Antoniazzi
Te ne sei andato il 28 gennaio, non ce l’hai fatta a resistere a un infarto che ti ha sorpreso il 21 dello stesso mese. Avevi sessantotto anni, uno più di me.
Siamo cresciuti politicamente insieme io e te. Eravamo i primi due liceali classici di Avanguardia Operaia nel 1970 (AO era più forte negli istituti tecnici…). Tutti e due avevamo perso la mamma ancora adolescenti.
Un giorno qualcuno dovrebbe scrivere sulle comunità di vita che erano i gruppi politici, a volte sostituti della famiglia, tanto contestata. Avevamo in comune anche il padre democristiano (il mio candidato n.4 alla Camera alle politiche del 48, il tuo membro di minoranza nel consiglio del Piccolo Teatro) e il tifo per la Juve (ma tutte e due non erano cose da sfoggiare nella Milano di allora).
Si faceva politica a tempo pieno, la rivoluzione non poteva attendere, non ci si poteva risparmiare. E forse è stato questo nostro non tirarci mai indietro che ti ha fregato all’ultimo.
Nel 1975 (decreti delegati nella scuola) io diventai responsabile degli studenti medi e tu mio vice. Ci dividevamo le zone e crescevamo allievi che poi avrebbero fatto: solo per citarne alcuni: tu, Lionello Cerri che farà Anteo e Giuliano Faliva dirigente prima in Assolombarda e poi alla Bracco; io, Riccardo Piferi e Alberto Pugnetti personal manager di Jannacci il primo, di Fabio Concato il secondo).
Eravamo rivali. Ad un certo punto ti fidanzasti con una mia ex e ci rimasi male. Tu spingevi per prendere il mio posto e il partito mi chiese di andare a Roma. Rifiutai e rischiai di essere dismesso dal Comitato Centrale (in un partito leninista in sviluppo non si potevano rifiutare i trasferimenti).
La risolvemmo: io divenni responsabile scuola e tu studenti medi ma non durò a lungo. Non volevo fare il funzionario di partito e andai al Quotidiano dei Lavoratori e a Canale 96 a provare a fare il giornalista.
Ci trovammo insieme con gli scissionisti di rocca di Papa a unirci al Pdup di Lucio Magri, ma al congresso di Viareggio (novembre 78) tu entrasti negli organi dirigenti insieme a Giovanni Lanzone e Vincenzo Vita mentre io andai sull’aventino seguendo Rossana Rossanda e Aurelio Campi. Poi nell’84 col Pdup entrasti nel PCI ed io fondai i Verdi.
Hai avuto ruoli nella Cgil dove hai incontrato l’amore della tua vita ,Anna Catasta (segretaria della camera del lavoro dal 1981 al 1989, Eurodeputata PCI dall’89 al 94). Nel 91 è nata Martina amatissima figlia.
Ma nel sindacato non trovi soddisfazione e inizi a operare nel design, all’inizio con Francesco Forcolini con cui organizzerai la prima mostra del design italiano a Mosca nel1989. Poi con Domus Accademy di cui sarai direttore per 13 anni (1996-2009), poi con DARC Milano. E negli ultimi anni con Materially (sviluppo di Material Connexion Italia) di cui sei stato socio e amministratore, società di consulenza e ricerca sui nuovi materiali verso una economia sostenibile, con cui hai sviluppato reti internazionali e realizzato diversi eventi al SuperStudioPiù durante diverse edizioni del Fuorisalone. Intanto per Expo organizzerai il padiglione “Biodiversity Park”.
Un riconoscimento del tuo costruttivo lavoro è venuto dal Ministero dei Beni e Attività Culturali che ti nominò Presidente di una commissione Ministeriale per il supporto al Design.
Grande organizzatore, conoscitore delle persone ,la passione e l’esperienza politica ti ha insegnato a costruire team, a cercare di capire, ad “andare al punto”. L’ha ricordato Stefano Boeri che tu presentasti alle sorelle Mazzocchi facendolo divenire Direttore di DOMUS: “Era una persona diretta, campione dell’antiretorica: parlare con lui era sempre un piacere”.
E fu intorno al comune amico Stefano Boeri che ci siamo ritrovati nel 2010 una sera ad una cena in suo sostegno alla Fonderia Napoleonica. E insieme abbiamo lavorato al profilo politico e alla campagna elettorale vincente del 2011 che lo portò a 13.100 preferenze e il PD al 28,6%.
Da allora non ci siamo più persi. Nel cercare di fare un ponte impossibile tra Pisapia e Boeri, e poi nel sostenere Sala e la sua lista, ed ancora il giorno prima dell’infarto parlavamo al telefono dei problemi tra lista del sindaco e civismo politico, e mi dicevi: Hai imparato troppo bene quello che ti ho consigliato e stai conducendo i tuoi candidati al successo, io invece sono ancora in mezzo al guado.
Caro Emilio, mi manchi. Mi manca lo scambio libero di idee e informazioni politiche, l’invenzione di scenari, il coraggio di percorrere strade nuove, senza pregiudizi ideologici ma anche senza retorica. Oggi che ,con la crisi delle ideologie, dei partiti (persino della chiesa), si vive tutto a bassa intensità, con fedi tiepide e in cui l’unica cosa che si vive intensamente è l’ego. Il narcisismo pare essere la categoria più diffusa in politica, io e te eravamo marziani che si ostinavano a crederci.
Il sindaco Sala, nella commemorazione sobria e laica fatta per te al teatro all’aperto Burri, ha detto che tu eri “Atipico e generoso”. Altri hanno parlato di burbero gentile. Ma tu Emilio sei stato un uomo a tutto tondo, ingombrante a volte, rude, ma sempre costruttivo, intelligente, e che cercava di comprendere le ragioni dell’altro senza dimenticare le proprie.
Mi manca già vederci all’Isola davanti a un bicchiere e mi mancheranno le cene degli avanzi a Santo Stefano con Anna, i vecchi compagni Giovanni Lanzone e Vincenzo Vita. Non è vero che si dimentica, si dimentica di ricordare.