io voto così
Come voto al referendum? Ci ho pensato, fedele al mio motto riformista e pragmatico putost che nient l'è mej putost, ma in questo caso non trovo il putost e dunque mi rimarrebbe solo il nient.
Voto no perché questo è un referendum costituzionale di approvazione di una caccola mentre tutta la seconda parte della nostra Costituzione ha bisogno di essere rivista in profondità.
Voto no perché si tratta di un progetto nato per assecondare il peggiore qualunquismo contro la politica.
Voto no perché: scommettiamo che dopo la vittoria del sì si allontanerà ulteriormente la possibilità di fare quelle riforme profonde che andrebbero fatte?
Voto no, pur essendo convinto di perdere, perché ho passato tutta la vita a credere e a combattere per la democrazia politica e per una visione nobile della politica e non ho niente da spartire con i qualunquisti in qualunque schieramento politico si collochino.
Poi però, più importante del referendum, c'è l'appuntamento con le elezioni regionali e su quelle e sul cosiddetto modello Toscana ho tante cose da dire.
Dico subito che voterò per Eugenio Giani che si presenta appoggiato dal PD, da Italia Viva, da qualche lista civica e anche da una lista di sinistra. A proposito di sinistra, a sinistra di Giani si presentano altre tre candidature, una storica (Toscana a sinistra) già presente in consiglio regionale e due di bandiera di partitelli comunisti o presunti tali. Voto Giani perché se vince Susanna Ceccardi vince Salvini e uno può chiedermi qualunque cosa ma non di agevolare la vittoria di Salvini. Preciso che ho detto Salvini, quello del rosario e dei rutti, quello dell'odio, quello razzista, quello del dio-patria-famiglia, non ho detto la Lega, non ho detto il centro-destra. Ho proprio detto Salvini.
Ma dopo aver detto per quale candidato presidente voterò lasciatemi dire qualcosa di più. Intanto nelle liste voterò per Italia viva (seconda contraddizione), ma mentre la volta scorsa votai PD dando la preferenza al candidato senese riformista ed emergente Stefano Scaramelli che prese oltre 15 mila preferenze, questa volta Scaramelli il mio voto non lo avrà nemmeno dipinto sul muro anche se è il capolista di Italia Viva (più avanti riprenderò il tema).
Perché voto Italia viva? Il partitino attuale di Renzi non mi interessa e con le posizioni di Matteo Renzi ho chiuso quando ha fatto da cardinale Richelieu per mettere in piedi l'alleanza PD 5 stelle, ma penso che sia necessaria, dopo la deriva presa dal PD, la costruzione di una forza politica riformista e in grado di guardare ad un elettorato moderato sul piano del modo di far politica, assolutamente coraggiosa nel proporre scelte per la società italiana che hanno bisogno di un bisturi sufficientemente lungo per operare in profondità e che siano sorrette dalle mani di un chirurgo coraggioso. Per farlo bisogna parlare con Calenda, con Forza Italia, con i radicali e poi superare i personalismi. Io ci spero ma fatico a vedere cose all'orizzonte.
Se Renzi continuerà a giocare di rimessa, a fare il deus-ex-machina delle tattiche, a piegare la strategia alla tattica non andrà lontano e di sicuro non avrà il mio appoggio. Non sento il bisogno di seguire l'altro tattico romano che dà la linea a Zingaretti, tal Bettini.
Veniamo alla Toscana. La gestione Rossi di questa regione è stata all'insegna della continuità con la tradizionale politica, un po' innovativa, un po' ambientalsta, un po' sociale, un po' assistenzialista, un po' sprecona della cordata PCI, PDS, DS, PD con una fortissima carenza di leadership dovuta ai limiti del personaggio. Vi ricordate l'episodio del socialismo e dello sterco di pecora?
Il PD lo ha scaricato da almeno tre anni e lui ha cercato dapprima un palcoscenico nazionale a sinistra e, dopo la sconfitta dell'idea di fare l'ennesimo partitino a sinistra del PD, è tornato con le pive nel sacco a sedersi sul piccolo trono toscano pur sapendo che non ci sarebbe stato un altro mandato e con un ruolo da comparsa.
In effetti il PD aveva già scelto Giani, candidato di provenienza socialista, poi approdato al PD, e bastava vedere il suo forsennato girare per tutti i paesi della Toscana, la sua presenza al TG regionale, per capire che il signor camicia bianca sarebbe stato il nuovo candidato per la Toscana di centro-sinistra: rassicurazione, cultura, stile, buon senso.
Giani rappresenta, anche nel fisico, la tipologia del presidente di regione comunista modello Vannino Chiti e Claudio Martini. Sufficientemente capace e presente, sufficientemente capace di parlare di futuro senza infiammare e scaldare, non dico gli animi, ma nemmeno i piedi. Impegnato a tenere unita la baracca, a dare ragione a tutti, a prendere impegni che non saranno mantenuti.
L'ho visto all'opera, per la prima volta, due o tre estati fa alla fiera dell'agricoltura promossa per quel solo anno dalla Sindaca di Chiusdino. Arrivò in pompa magna e si prese le invettive degli agricoltori imbestialiti per il balzello recentemente istituito per finanziare il consorzio di bonifica delle acque, l'ennesimo carrozzone pagato dai proprietari di case e terreni per fingere di affrontare la manutenzione dei corsi d'acqua.
C'era molta maretta, Giani prese la parola, riconobbe che quel provvedimento era stato fatto male, che gli agricoltori avevano ragione e si impegnò ad organizzare a breve un incontro-convegno su quel tema. Fine del discorso, acque tornate tranquille e incontro sul consorzio mai più visto. C'è gente che paga diverse centinaia di euro, io solo una decina spalmati su tre F24 che costano più dell'incasso. Stessa scena quando più di un anno fa è venuto giù il ponte sul Magra; Giani sul TG3 regionale a poche ore dall'evento, interverremo subito. E' passato un anno, il ponte croillato è ancora lì tale e quale, ma la colpa, dicono, sarebbe della magistratura che ha sequestrato l'opera, e intanto la candidata della Lega ci marcia.
Ho l'impressione che l'establishment toscano non abbia capito che servivano una svolta e una sana autocritica sulla gestione Rossi. Invece hanno fatto un bel conclave con la segretaria regionale, deputato europeo ed ex renziana, Simona Bonafè. Hanno deciso di buttare un po' di cenere e di continuare come prima, ma unitariamente, e hanno scelto il candidato più adatto in termini di rassicurazioni.
Per finire due parole su Scaramelli e sulla Sanità. Alle elezioni precedenti ci furono due ousider in termini di preferenze Stefano Scaramelli renziano doc a Siena e Stefania Saccardi renziana doc a Firenze. Il primo fu messo a presiedere la commissione regionale sanità, alla seconda fu assegnato l'assessorato più importante, quello alla sanità.
Così i riformisti renziani, in particolare Scaramelli, cessarono di occuparsi del rinnovamento del partito senese (e a Siena si sa come è finita con la città consegnata ad una lista civica di centro destra), per occuparsi della grande programmazione sanitaria regionale con la formazione delle mega ASL tra cui quella territorialmente enorme nata dalla unificazione tra Arezzo, Siena e Grosseto con un territorio pari a metà Toscana. Anche in occasione delle elezioni comunali fu scelta la continuità con il sindaco uscente Bruno Valentini (anche lui renziano ma di un'altra parrocchia) arrivato primo al primo turno e ampiamente secondo al ballottaggio (capita quando non si ascolta l'aria che tira e si sceglie la continuità).
Intendiamoci, in Regione, bisogna occuparsi seriamente di programmazione sanitaria, di risparmi, di poli di eccellenza, tutte cose che dovrebbe fare qualsiasi progetto politico serio. Ma non basta.
Con l'avvento di Scaramelli mi aspettavo un personaggio dinamico, innovativo e presente sul territorio e invece, dopo essere salito sul modulo lunare, è del tutto sparito (in termini di presenza e di informazione) per ricomparire sotto elezioni a fare i video davanti ai luoghi simbolo dei diversi comuni e metterli poi su FB con inserzioni sponsorizzate. Ha fatto di più, con i suoi limiti ma con grande costanza, il candidato senese antagonista Simone Bezzini che perlomeno ha tenuto duro nell'informare settimanalmente con una news letter sui lavori del consiglio e sulle politiche della Regione.
Le politiche sanitarie della sinistra sono storicamente attente, nelle dichiarazioni, alla medicina del territorio e ai diritti del cittadino-utente-paziente sempre più prossimo a divenire suddito-impaziente-incazzato. La pandemia di Covid ha dato ancora più roisalto alla medicina di comunità (tema un tempo caro alla sinistra). Ecco allora, fior da fiore, un piccolo esempio di problemi da affrontare:
- medicina di base: gli attuali distretti fanno sì che uno stesso medico operi su 7-8 postazioni divise in 4-5 comuni e quel territorio viene poi spartito tra più medici. Ambulatori fatiscenti, presenza un paio d'ore la settimana, …. Ci vuole molto a stringere i criteri e mettere, nei comuni piccoli un solo medico, presente però un congruo numero di volte? Ci vuole molto ad incentivare e rendere obbligatorio l'uso della telematica nella erogazione dei servizi e nella comunicazione?
- medicina specialistica: il cancro alla prostata credo che sia la seconda o terza causa di morte nel maschio. Ci vuole molto a rendere gratuito lo screening con la misura del PSA per i maschi ultracinquantenni? Tra ticket e superticket sono intorno ai 30 euro ogni volta per il solo esame cui va poi aggiunta la visita e il risultato è che la gente non lo fa. Poi arriva il cancro scoperto in ritardo e si muore. A proposito di politiche di prevenzione: hanno diritto alla esenzione quelli che il cancro ce l'hanno già.
- medicina specialistica: circa due mesi fa ho avuto una recidiva di trombosi venosa profonda. Munito di certificazione di urgenza massima per un eco-color doppler ho chiamato il CUP che mi ha proposto di recarmi all'ospedale di Nottola (80 km da casa) e senza alternative (niente Siena,niente Grosseto perché l'ASL è su tre province ma la specialistica è provinciale). Inutile dire che ho 74 anni, che avevo una patologia grave in atto, che forse un lungo viaggio avrebbe peggiorato il quadro: "lei mi dica solo se accetta o no…". Ho poi scoperto che a Siena alle Scotte l'esame te lo fanno, ma solo se sei passato dal Pronto Soccorso (cosa che ho fatto in ritardo perdendo 48 ore utili). Non finisce qui, alla mia richiesta di poter parlare con un responsabile mi è stato risposto che non era possibile, non c'era nermmeno una mail a cui riferirsi e che eventualmente mi avrebbero chiamato loro (io sono il capo e tu sei un suddito).
- fascicolo sanitario: appena giunto in Toscana l'ho attivato perché credo nelle banche dati, a maggior ragione in ambito sanitario. Purtroppo dopo anni dalla attivazione oltre il 50% degli interventi di medicina specialistica eseguiti in struttura pubblica non finiscono nel fascicolo (ecografie, flebologia, urologia, alcuni esami ematochimici per citare le mie esperienze più recenti). Non ci entra nessun esame svolto presso strutture private-convenzionate. Così munito di scanner me lo tengo aggiornato in proprio, ma i referti non vanno a finire nella time-line e finiscono in un serbatoio a parte. In compenso posso leggermi le ricette di prenotazione e di prescrizione (la amministrazione ha sempre la meglio). Ho anche fatto una piccola ricerca andando indietro di 5 anni per verificare gli accessi da parte dei medici cui ho rilasciato regolare liberatoria. Nonostante abbia fatto 3 ricoveri ospedalieri, una ventina di accertamenti specialistici, un paio di accessi al PS nel mio fascicolo gli accessi da parte del personale medico sono attualmente pari a ZERO. Proposta: poiché si tratta di una struttura certamente costosa da tenere in piedi o la si rende efficiente ed efficace o la si chiude. Invece fa moda, ed è un indice di serietà ed attenzione poter dire noi abbiamo il fascicolo sanitario e il medico può vedere tutto con un click.
- in realtà, se riesci ad accedere, poi le cose funzionano e hai l'impressione addirittura di uno spreco di risorse, ma il problema è quello di entrare, di essere consapevole dei propri diritti, di avere un referente di livello superiore cui potersi rivolgere. MI è capitato di recente nel prenotare una visita specialistica, direttamente in reparto, di trovare il telefono dedicato occupato nella fascia oraria prevista per due ore di seguito (40 tentativi) come quando dall'altra parte staccano il telefono. Un minuto prima e un minuto dopo il telefono risultava libero mentre un disco ti diceva che l'orario per chiamare era un altro, quello con il telefono occupato. Mi sono rivolto all'URP e hanno risolto il problema ma se, fosse capitata su una questione di servizio alla utenza nella scuola in cui facevo il Dirigente Scolastico il responsabile si sarebbe beccato un provvedimento disciplinare in grado di ricordargli, a vita, che quelle cose non si fanno.
Evito di proseguire anche se i fatti reali sono sempre più divertenti e interessanti delle sbrodolate politiche. Il messaggio che voglio trasmettere a coloro che saranno eletti è quello di ricordarsi sempre delle piccole cose, della verifica di ciò che non funziona, dell'impegno necessario a migliorare le cose. Avrò a disposizione due preferenze e intendo usarle cercando di documentarmi sulla umanità, sulla serietà, sulla proiezione verso gli altri piuttosto che sugli uffici stampa e sui video con il gel sui capelli.
Ecco spiegata la immagine di apertura: ci sarebbe molto da cambiare e invece bisogna limitarsi a resistere.