#rotelle# di Alfonso D’Ambrosio
Ho deciso di rispondere ad alcune polemiche che alcuni propongono in meno di 6 pollici. Mi riferisco, in particolare, alla questione sedie con ribaltina, rotelle etc.
A parte le solite domande cosa accede in casi di terremoto, ruote come giostre giostre, scomodità sedia etc, su cui si sprecano le risposte (poco ascoltate), mi piace fare una riflessione sul perché una sedia con ribaltina possa suscitare tanto interesse.
Nella scuola dove ero docente le utilizzavo dal 2015, erano in aule tematiche, erano riservate anche ai docenti. Ricordo che accolsi con stupore fanciullesco quelle sedie.
Per me significavano e significano mettersi in movimento, con intenzionalità didattica.
Mi chiedo : perché tanto clamore non lo suscita una lavagna di ardesia ed il gesso? Pensiamo che su quello spazio bianco non si possano scrivere sciocchezze o pensiamo che la scuola sia tutta in un banco, una sedia o altro?
Molti si indignano di fronte al fatto che non c'è spazio per un astuccio oppure un dizionario. E cosa dovremmo dire di adulti che passano ore su un piccolo schermo da 5,2 pollici? Magari anche mentre guidano, in attesa da medico o ai piedi di un tramonto…
Vedete, uno strumento è inerte, è cosa morta, un tablet, un dizionario, una penna, sono cose, non si muovono se non le muoviamo noi… E la scuola mette in movimento, la scuola mette nelle condizioni di poter esprimere il proprio talento, anche con strumenti diversi.
Ci chiediamo se una sedia con ribaltina è scomoda? Perché non ci siamo chiesti se una lezione frontale, con un docente che parla per ore, è davvero così motivante, davvero così efficace? Perché non ce lo siamo chiesti?
Potrei continuare per ore, ma arrivo al dunque. L'ho scritto più volte.
La scuola deve uscire dalla logica di domande preconfezionate, uscire dalla logica tutto funziona o questo non funziona.
La sperimentazione a scuola è ricerca mai allentata di domande e risposta, è ricerca di senso pedagogico, è sperimentazione continua, è un continuo imparare dai nostri errori. Se si decide di acquistare un Tablet o una sedia o un libro cartaceo è per fornire strumenti di senso, percorsi di ricerca azione alla nostra comunità. Un ambiente flessibile, mobile fornisce maggiore motivazione allo studio?
Bene sperimentiamo, proviamo, ragioniamo su dati ed evidenze, ma facciamolo con intenzionalità, direi con obiettivi di fondo chiari. Si può sempre cambiare percorso. Ma rimane la domanda: Perche stiamo andando da Padova e Bologna? Non importa se lo faccio in auto o in treno, la Domanda è perché mi metto in viaggio? E poi perché Padova verso Bologna?
Vedete mai come in questi mesi la scuola ha mostrato la sua fragilità, nuda come non mai, è stata ed è in balia di chi la immagina come 30anni fa e chi la vorrebbe a misura dei propri desideri. Chi la vuole rivoluzionata, chi trasformata, chi uguale a se stessa, chi a propria misura.
Scuola di conoscenza.
Di nozioni.
Di banchi o sedie con rotelle.
Di scelte didattiche o percorsi preconfezionati.
Scuola di tablet.
Scuola di soli talenti.
Scuola innovativa o solo bella.
Tutti a dire la loro sulla scuola.
Sarebbe bello affrontare la questione su punti di vista diversi. Come imparano i nostri bambini? Quale senso di comunità? Come funzionano i meccanismi della mente mentre si studia con un Tablet o su una sedia con ribaltina? Quali percorsi per permetterti di scegliere quali e quante strade percorrere? Cosa posso fare io per la scuola?
E allora lo ribadisco: la Scuola merita rispetto. Rigoroso e decoroso rispetto. Per i professionisti che ci lavorano, che sanno scegliere per il bene dei nostri studenti, che sanno farlo con spirito critico, con amore e competenza.