acerbità da discarica – di Antonio J. Mariani
C’è chi va su Fb e la domanda “a cosa stai pensando?”, manco l’intravede.
Sa solo che, lì, c’è uno spazio a disposizione, una facoltà d’uso di un box, che porta a ritenere: “è roba mia: faccio quel che mi pare”. E se ne appropria. Per dire cosa sta pensando? No, molto spesso, altro non fa che riportare quel che ha espresso qualcun altro. E, il più delle volte, si tratta di un’invettiva, di uno sferragliamento polemico concitato, dove lo slogan oltraggioso appaga chi, con il petto in fuori, vuol dire la sua su un determinato argomento.
Solo che c’è un particolare: non dice la sua. E non si preoccupa di accertarsi se, quel proferir parola, stia in piedi, quanto sia verosimile, se è solo una boutade senza capo né coda. Importante è una cosa sola: che sia “anti”, d’opposizione verso chi si vorrebbe mettere con le spalle al muro e, già che ci siamo, abbattere.
Oltre al disgusto e alla noia, l’impressione che ne ricavo passando in rassegna questi post preconfezionati è così intollerabile che mi domando: ma, costoro, che impiegano il loro tempo per diffondere queste acerbità da discarica, come si comportano sul lavoro, in famiglia, nel quotidiano rapportarsi con gli altri e con le cose?
Beh, per quanto riguarda l’ambito affettivo con un possibile partner, una risposta mi sembra plausibile: ricorrono ai trucchetti. Esattamente come nei post, non mettono in campo quel che sono effettivamente, ma ricorrono ad un aiutino: che va dalla pillola per aiutare la prestazione moribonda da un pezzo, all’incontro combinato da chi propone cose mai viste.
Ecco, dietro a chi nei post “asfalta” il nemico mai concepito come avversario, mi sa tanto che ci possa essere l’insoddisfatto da quel punto di vista lì.