quando ero piccolo – di Alfonso D’Ambrosio
Quando ero piccolo ed andavo a scuola, la mia maestra, una cara suora, premiava ogni bambino con un caramella se finivi di fare per primo i problemi di matematica.
Era una gara ed io tornavo a casa con decine di caramelle nel grembiule, che mia mamma puntualmente lavava in lavatrice.
La mia maestra non mi ha mai picchiato, ma se non facevi il bravo te ne dava e come se te le dava. Pugni forti sulla schiena. Le ho ancora impresse quella scene. Avevo 8 anni.
Poi alle medie ricordo i miei prof: hai capito? È tutto chiaro? Problemi tuoi, apri il libro e studia.
Arrivarono gli anni del liceo. Lavagne piene di gesso e tutti fermi sul banco. Capii fin da subito che la mia strada sarebbe stata la fisica. In 5 anni mai nessun esperimento.
Tutto il sapere era contenuto in quel maledettissimo libro di testo. Facevi tutto alla lavagna. Se eri bravo andavi avanti, altrimenti bocciato. E poi quelle spiegazioni di 1 ora.
La vita era tutta lì : in quei libri di testo, in quei numeri. L'unico momento di pensiero critico era la risoluzione di qualche esercizio difficile e guai a sbagliare il risultato. Sempre 3 ti prendevi anche se il procedimento era giusto.
La mia unica ribellione erano le sigarette fumate di nascosto nei bagni della scuola…. Ma per qualche prof stavo perdendo la via retta. Per il resto mi volevano così : studioso, che imparasse a memoria qualche poesia e qualche formula da ripetere.
All'università qualche briciolo di speranza. Ma guai a studiare la storia degli scienziati, guai a mostrarti come eri dentro, guai a provare a fare qualcosa di diverso. Lezioni con decine di studenti, il fine sempre lo stesso: il buon voto e sapere sapere sapere.
Ho deciso di iniziare a fare l'insegnante per tutti i miei prof passati. Per non essere come loro. Perché io quella scuola, la scuola che ho vissuto, fondamentalmente non la vorrei per i miei figli. Non si parlava di pedagogia, non si sapeva nulla di ambienti di apprendimento, guai a parlare di sperimentazioni e didattica innovativa…
Un bravo prof era colui che sapeva, non importa se sapeva spiegare. Kant, Platone, equazioni di secondo grado, qualche regola grammaticale. La scuola era tutto qui….
E se provavi a ribellarti eri fuori…
Oggi parlo di scuola e cerco di migliorarla per tutti gli studenti, anche per coloro che non vogliono quella mia maestra che picchiava con pugni se sbagliavi una moltiplicazione o la prof di latino che ti metteva un tre per una declinazione di terzo grado che non mi è mai servita. Perché i miei prof potevano essere ben altro da quell'andare alla lavagna e spiegare (se andava bene, altrimenti erano fermi sulla cattedra).
Poi leggo di docenti che si lamentano di sedie con rotelle, di tablet come se fossero il demonio (che ipocrisia… Magari i loro figli sono persi dentro lo Smartphone di mamma e papà).
Perché anche se ho 42 anni, mi illudo ancora che il mondo sia cambiato in questi ultimi 30 anni…. E finalmente quel bambino che voleva fare esperimenti con lucertole o in giardino oggi troverà il modo di esprimersi, non soltanto passando ore ed ore dei propri pomeriggi a studiare per essere il migliore, per un 8 o un 9 o un 10.
Ed allora mi infiammo e rimango convinto: io questa benedetta scuola non la vorrei migliorata, neppure cambiata, la vorrei assolutamente trasformata.