Bolsonaro – di Antonio J. Mariani

Capita a non pochi d’inciampare nelle proprie scelte non avvedute e, in un’epoca in cui, dissennatamente, si fanno crollare le statue, di cadere malamente dal piedistallo, su cui si è costruita la propria immagine di onnipotenza.

Che il presidente del Brasile sia risultato positivo al coronavirus, di cui s’era fatto un baffo sino al giorno prima, determinando ulteriori immani sofferenze al suo popolo, mi porta a commiserarlo e, certo, non provo pena per lui.

Sono insopportabili tutti coloro (e sono davvero tanti) che, come lui, non si lasciano scappare occasione per mostrarsi invincibili, insuperabili, impareggiabili, ineguagliabili e inossidabili.

Sì sono insopportabili tutti gli sbruffoni, i gradassi, gli spacconi, i vanitosi, i fanfaroni, i millantatori: quelli, insomma, la cui persistente inclinazione è quella di stupire con un illimitato, autocompiaciuto e ridicolo esibizionismo.

Per cui, soprattutto a Bolsonaro, ma anche a tutti quelli che, con niente, si sentono padreterno, io non auguro peste e corna (non ho tempo per deconcentrarmi dai miei interessi), ma mi aspetto che inciampino nelle proprie scelte; e che si procurino il danno necessario per riconoscere, almeno in parte, la loro cialtroneria, pericolosa per sé e per gli altri.

Perché sta tutta qui la loro originalità: essere disinvolti nel volgere le situazioni a proprio favore, con l’unico obiettivo di essere autoindulgenti verso la propria ostentata vanità, la quale altri non è che indice di quel vuoto e di quel futile che porta a trattare le cose serie con frivolezza, rastrellando anche qualche facile simpatia.

Alla fine della fiera (delle vanità) il compiacimento di sé assume il marchio dell’indifferenza e del cinismo; nient’altro.