a proposito di Europa e armamenti

Ci risiamo: nellla sinistra di derivazione comunista di sinistra si tratta di una tradizione consolidata. Appena c’è il rischio di discutere di armi, anche quando si tratta di rispondere ad una aggressione, salta fuori la bandiera della pace, il vogliamoci bene, noi avremmo fatto diversamente, bisogna convincere l’aggressore e via … compagnia cantando. Naturalmente si dimentica la resistenza e la si pensa solo intermini di bella ciao. Così sfruttando il tradizionale antiamericanismo di derivazione antimperialista si convocano le manifestazioni pro-Putin al grido di “no alla difesa comune” (slogan di Potere al Popolo contro l’effetto Serra).

Naturalmente poichè a sinistra non ci si fa mancare mai nulla, esiste anche la posizione intermedia: bisogna aiutare Zelensky ma … come ha dichiarato Michele Serra “la proposta armigera di Ursula von der Leyen cozza tristemente con i valori fondativi della comunità europea“. Insomma il fatto di non aver in mano il pallino consente sempre di sputare nel piatto e persino la segretaria del PD si è esercitata in questi sport dicendo ai suoi eurodeputati che dovevano schierarsi contro il progetto Ursula nonostante il punto di vista favorevole del gruppo socialista europeo di cui fanno parte. E vai contro le spese militari che attaccano lo stato sociale in un bell’abbraccio qualunquista con Salvini.

L’Europa è nata intorno ad un progetto alternativo-competitivo a quello dei due blocchi (nato per la lungimiranza di alcuni leader democristiani e per lo sguardo lungo di alcuni azionisti e liberal-socialisti); ha una dimensione di popolazione, di mercato e di PIL assolutamente competitiva, ma non compete e conta poco perchè quando c’è da decidere parlano in 27 e quando c’è da discutere di problematiche di politica internazionale in Asia o in Africa guarda caso contano di più la Turchia, la Francia e l’Inghilterra.

C’è tutta una discussione aperta sui bilanci degli stati europei in materia di difesa. Hanno fatto i conti e dicono che l’Europa, già oggi, spende più della Russia. Credo che nel fare quel conto abbiano trascurato qualche elemento se penso alla flotta russa e ai sommergibili nucleari oltre che alle testate nucleari ed ai missili di diverso tipo. Probabilmente hanno usato un foglio excel e sommato un po’ di numeri prescindendo dal fatto che lo stato russo non è il massimo della trasparenza e che quanto vale un rublo in dollari dipende da che tipo di calcolo stai facendo.

Tolto questo sassolino, direi che bisogna integrare, e per integrare gli eserciti, bisogna avere un comando politico-militare unico ovvero bisogna farla finita con la euro-burocrazia, altra faccia delle decisioni alla unanimità.

Cosa fare nei prossimi anni? Muoversi su diversi piani:

  • risolvere la questione della guida politica e del potere decisionale anche a costo di perdere qualche pezzo
  • razionalizzare, integrare e incrementare le spese militari riaprendo le porte al Regno Unito
  • mantenere la NATO in funzione provvisoria come strumento in cui l’Europa si integra con il resto del mondo occidentale (aldilà delle boutade di Trump ricordiamoci che ci sono sia nasi Nato sia basi americane con missili e testate)
  • incominciare ad occuparsi seriamente dei BRICS
  • mettere la Cina e l’India in termini di parità nelle politiche commerciali con quei paesi (tipo USA) che attuano politiche protezionistiche.

Per chiudere due parole sulla Russia. L’era di Putin è caratterizzata da un tentativo di costruire una fascia di stati tampone, che non siano Russia in senso stretto, ma lo siano dal punto di vista delle scelte importanti (Bielorussia).

Poiché certe cose sono già accadute nel corso del 900 non dobbiamo meravigliarci che si tratta di un tema su cui, alcuni paesi sono particolarmente sensibili (stati baltici, paesi scandinavi, Romania, Polonia, Moldova) ed è questa la ragione per la quale l’Europa ha bisogno di una sua deterrenza.

 

 

 

 




a proposito di Ucraina ed Europa

Da sempre in politica, la politica estera è una discriminante perché ha a che fare con la storia.

C’è chi dice che il piano di Ursula von der Leyn sia poca cosa, o meglio, che sia una grande cosa in termini economici e una piccola cosa in termini politici perché, dicono i contrari, il vero problema è quello dell’Unità politica necessaria per poter procedere alla unità militare.

Si tratta, a mio parere, di una posizione da anime belle tipica di coloro che non capiscono che in qualunque processo l’asse dei tempi sia una cosa importante e che, se mai si comincia, mai si realizza. È una posizione assolutamente identica a quella di quegli ambientalisti contrari al nucleare con la scusa che ci vorranno anni per arrivarci e dunque non vale la pena di incominciare.

Su un altro fronte vedo la posizione di coloro che osteggiano assolutamente la possibilità di colloqui di pace sulla Ucraina con la scusa che Trump è un porco. Uso la parola porco a ragion veduta per indicare un personaggio senza scrupoli e senza principi che bada solo all’interesse economico dello schieramento che rappresenta.

Trump esprime un volto nuovo del capitalismo basato sulla economia della informazione, della intelligenza artificiale, delle nuove tecnologie e del controllo delle materie prime strategiche. Ci saranno tempi e modi per vedere se sia Trump a comandare su Musk o viceversa.

Per tutte queste ragioni l’Europa deve incominciare a ragionare anche di armamenti se vuole incominciare a contare nello scacchiere della politica internazionale. Non sono certo che il processo innescato dal Rearm Europe riuscirà a funzionare ma è comunque l’unico possibile.

La Russia, anche per effetto degli errori commessi in occidente subito dopo il crollo dell’URSS e anche successivamente, si è ristrutturata secondo gli schemi storici dell’imperialismo zarista prima e sovietico poi. Ha bisogno di un contorno di stati cuscinetto che la garantiscano sul piano militare e nel suo isolamento, garantito dalla estensione territoriale enorme e dal patrimonio di materie prime, si avvia ad una fase di sopravvivenza basata sulla autosufficienza.

Sulla questione Ucraina leggo molte superficialità sia da parte di coloro che, con la scusa della Pace, strizzano l’occhio a Putin e dunque sostengono che l’Ucraina sia un paese che, dal punto di vista culturale e linguistico, è affine alla Russia, sia da parte di coloro che sostengono la non esistenza di un problema russofono in Ucraina e assimilano questo paese all’Occidente.

Consiglio in proposito di andarsi a vedere l’andamento delle elezioni in Ucraina dal 91 in poi con risultati spesso contraddittori:
  • partiti che si affermano e subito dopo svaniscono per essere sostituiti da una nuova stella, sparizione o irrrilevanza delle forze politiche egemoni nel momento della indipendenza (incluse quelle russofile o ex comuniste)
  • instabilità di governo e progressivo ridursi della questione delle nazionalità a favore di una maggiore unità culturale e linguistica.

Forse ho allargato troppo il discorso e dunque riassumo:

  • sono favorevole al fatto che l’Europa inizi ad armarsi in maniera più autonoma rispetto agli USA
  • difendo la necessità che questo processo non si limiti a realizzare eserciti nazionali più efficienti e più dotati di mezzi ma vada di pari passo con la unità politica
  • ritengo opportuno che all’interno dell’Europa si crei uno zoccolo duro di paesi che credono agli ideali dei padri fondatori e che impongano il superamento di quella autentica stupidaggine che si chiama decisione alla unanimità
  • sono favorevole allo svolgimento di negoziati diretti secondo lo schema di sblocco posto da Trump ma che preveda una decisa voce in capitolo da parte della Ucraina. In questo quadro è opportuno che ci sia il coinvolgimento dei popoli in qualche modo coinvolti dal riassestamento (Polonia,e paesi Baltici) e ci sia una garanzia internazionale sulla esistenza di livelli di autonomia all’interno (politiche regionali) e verso l’esterno (definizione dei confini)
  • penso che sia inopportuno l’ingresso dell’Ucraina nella NATO mentre sono favorevole all’ingresso dell’Ucraina nell’Europa politica.

Ci si interroga sulla sensatezza dell’esistenza o meno della NATO. Il problema non si porrebbe se, in questi anni, l’Europa si fosse dotata di una deterrenza militare adeguata. Non è così: l’arsenale nucleare di Francia ed Inghilterra è 1/10 di quello russo, l’esercito europeo non esiste e l’Europa è in ritardo anche su ciò che riguarda le tecnologie dello spazio legate alla difesa. Dunque la NATO serve e ci garantisce tra l’altro la presenza, oltre agli USA tentati da un disimpegno parziale, di Canada, Regno unito e Turchia.

Naturalmente, su scala mondiale esistono molti altri problemi: la la competizione economica e il commercio estero, lo sviluppo e il primato nelle nuove tecnologie della informazione dove Formosa, insieme alla Corea del Sud, sta staccando cinesi e americani, la crisi delle organizzazioni internazionali, la scommessa dei BRICS, la competizione CINA-USA. Non li ho domenticati ma qui volevo parlare di Europa politica ed Europa militare.