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1977-1987: il Frisi, la scienza e la sua filosofia — 27 commenti

  1. I cinque anni al Frisi hanno rappresentato un elemento centrale e fondamentale nella mia crescita come persona. Sono entrato, come credo molti altri, come un pulcino bagnato uscito dalla scuola media (preside la Galbiati moglie del Tedesco) e ne sono uscito consapevole di cosa fossi e di cosa volessi.
    E’ difficile in poche righe ripercorrere tutta questa storia.
    Un grazie infinito alla mia classe che è rimasta, a detta di tanti, nella storia del Frisi.
    Chi ci ha messo le ali (citazione da film) è stata la prof. Giove Russo (nessuna parentela) che rivediamo ancora oggi con piacere.
    Poi il clima di quel liceo molto ricco, duro ma che costituiva l’ideale humus per far crescere cultura. Cereda cita nelle sue pagine vari episodi in cui mi ritrovo tutto sommato ben poco.
    Erano anni eccezionali e accanto alla necessità di crescere culturalmente (allora esisteva ancora un ascensore sociale che valorizzava la cultura e da buoni brianzoli molti di noi già pensavano al futuro) viveva e si amplificava l’impegno politico. Si passava da un acerbo approccio ad una maturazione e ad una presa di coscienza di quanto potessimo essere importanti anche in quell’avamposto del Frisi.
    Nei miei anni (che son quelli in cui arriva Cereda al Frisi) il dibattito e l’impegno portati avanti quasi totalmente da un gruppo ben definito che, Cereda me lo consenta, forse per i suoi passati qui sminusisce.
    C’era una componente non solo forte numericamente ma con una base culturale più che rilevante che era costituita dal MLS. Era questa che ha trainato il liceo per tutti quegli anni. Altri gruppi quali FGCI e CL erano sostanzialmente assenti dal dibattito. Emergevano alcuni Cristiano Sociali di notevole spessore con cui esisteva un buon dibattito.
    Cereda rimuove che i fascisti erano ben presenti e che il Frisi venne assaltato una notte con un abbozzo di incendio alla nostra bella biblioteca. La mattina dopo l’auto con cui alcuni militanti del MLS venivano a scuola venne assalita da un gruppo di fascisti e gli occupanti feriti. Vi erano degli infiltrati che fingevano di stare a sinistra per passare informazioni ai fascisti.
    Rimuovere questo clima da una analisi di cosa siano stati quegli anni non fa giustizia a quella storia. Andrebbe compreso, e gli anniversari del Frisi ne sarebbero stati un utile palcoscenico, il rapporto con alcune formazioni di destra come il Gruppo Promotore.
    Non vi era mai stato, viceversa, alcun momento numericamente significativo di ammiccamenti verso il terrorismo. E anche qui non si può scordare come in prima fila nella sinistra vi fosse il MLS.
    Un ultimo accenno per quanto mi riguarda. I nostri professori, nella media, erano mediocri. Inutile fare nomi, non avrebbe senso. Io devo ringraziare viceversa quel gruppo di docenti che allora facevano riferimento alla CGIL (e di cui nessuno era stato mio nel triennio) che “adottarono” alcuni di noi forzandoli a studiare e dando tutto il loro aiuto nei pomeriggi spesi al Frisi.
    Cereda ne era uno brillante e capace di attrarti, Fiammetta Cedrazzi fulgida, Giuseppe Meroni sapeva farti amare la letteratura e farti ragionare, la Russo sapeva spronarti nel modo giusto per ciascuno. Io li ho amati tutti (anche altri che non ho citato) e a loro devo molto.
    Il preside Tedesco ha saputo interpretare il ruolo di mediatore in un ambiente difficile. Ci ha compreso davvero e ci ha amato (almeno a quelli fra noi più noti) ? Credo di no.
    Non ha saputo nè forse voluto comprendere cosa c’era dietro a noi. E’ giusto che gli sia stato dedicato l’auditorium ma sarebbe altrettanto giusto ricordare con un gesto concreto chi ha saputo fare l’insegnante con tutto il suo cuore e la passione. Ero presente al ricordo della Cedrazzi. Ecco ora sto pensando a lei. Magari oggi potrebbe essere il momento.

    • Una precisazione doverosa a quanto dice Dario. Non ho parlato dei fascisti perchè si tratta del capitolo di una autobiografia e in quegli anni (che non sono solo il 76-78 )ho fatto il docente lavorando più sui cervelli che sui corpi. E’ vero qualche episodio brutto ci fu un quei due anni. Non ho citato il MLS per la stessa ragione e perché i gruppi della sinistra rivolouzionaria erano alla fine del loro ciclo, cosa che accadde, nel giro di un paio d’anni, anche al MLS per ragioni assolutamente identiche a quelle di AO, PDUP e LC. Era finita un’epoca e ne cominciava una nuova, Per quanto riguarda il Frisi è vero che MLS fece barriera contro i matti della autonomia che però ci furono e tentarono di propagandare le loro follie; ci furono sia sia tra gli studenti sia tra i docenti.

  2. Bellissimi anni, ansie, (sempre in ritardo), a volte un po “sfacciata”,ma quello che ho ricevuto mi è rimasto come un tesoro che porterò sempre con me .Come ripeto sempre ai miei figli quegli anni sono stati con le loro contraddizioni unici .Anche gli anni di università (io poi ho fatto economia e commercio alla Bocconi) sono atati vissuti senza ansie e il bagaglio ricevuto mi ha permesso di laurearmi senza difficolta’
    Grazie per rutto quello che mi avete dato che mi ha forgiato e mi ha fatto diventare quella che sono.

  3. Un ottimo professore che non ebbi occasione di incontrare in classe, ero nella Sez.I. Belle le foto di archivio.
    La mia esperienza al Frisi 1975-1980 fu tutto sommato positiva e fui anche premiato con un 60/60 che mi aiutò un poco per la carriera di Medico Anestesista, prima a Boston al Mass General Hospital/Harvard Medical School e poi alla University of Massachusetts a Worcester.
    Il custode si chiamava Santambrogio. Ho un felice ricordo della maggioranza dei miei professori.

  4. Dal 1976 al 1988 ho lavorato anche io a Monza, prima come insegnante dell’IPSIA poi ( dal 1981) come segretario della CGIL Scuola della Brianza (che era già autonoma dalla Camera del lavoro di Milano). Alcune di quelle persone che nomini le ho incontrate, altre le ho solo sentite nominare (non tutte positivamente per la verità). Ricordo ad esempio la rigida gestione dello Zucchi da parte della Galbiati: una volta (l’unica)per entrare e tenere una assemblea solo di ATA dovetti presentare la mia carta di identità, anche se in seguito (una volta eletto al distretto e al CSP) mostrò una certa “devozione” nei miei confronti. Ma tant’è. Non conobbi invece mai, e mi dispiace, Tedesco (solo sentito nominare). E mi dispiace perchè allora passava per un “aperturista” democristiano (lo descrivi così tu, me lo descrissero così anche Lucantoni ed Ezio Rovelli – nomi penso anche a te noti). Il Tedesco in realtà veniva dal mio paese, Montecchio Emilia in provincia di Reggio Emilia, dove intorno al 1950 già insegnava. Accadde in quegli anni il famoso massacro di braccianti da parte della polizia nelle tenute del barone Fragalà in quel di Melissa in Calabria. Lo sdegno per questo portò a grandi manifestazioni di protesta in tutt’Italia. Al mio paese una manifestazione di braccianti occupò le scuole. I manifestanti furono accusati di interruzione di pubblico servizio ( eh, non erano ancora gli anni post-68!) e mio padre, individuato grazie a una precisa indicazione del Tedesco come il capopopolo della sortita, si beccò 2 anni di condanna con la condizionale e la iscrizione nella fedina penale, cosa che sarebbe pesata sulle sue successive possibilità occupazionali (potete capire come girasse allora certa fama in provincia!) e in qualche modo fu anche alla base del nostro trasferimento anni dopo a Milano. Tedesco era noto allora come sfegatato attivista democristiano e a detta dei miei compaesani erano note le sue polemiche discussioni in pubblico (cioè sulla piazza del paese) con mio padre comunista altrettanto sfegatato. Tutto ciò lo venni a sapere nei particolari, compreso il nome di Tedesco, solo dopo la dipartita di quest’ultimo. Negli anni 90 venne a Monza il parroco del mio paese (quando ero bambino era il coadiutore e insegnante di religione alle elementari) a celebrare un ricordo di Tedesco. Il Cittadino ci fece un articolo ( sei citato anche tu, Claudio). Ironia della sorte a lato dell’articolo c’era un trafiletto che annunciava una iniziativa della CGIL Scuola in cui sarei intervenuto io, ai tempi nella direzione nazionale del sindacato. Ancora una volta Tedesco vs Patroncini

  5. Logorroica sono, ecco gli aneddoti. Partiamo da quelli di classe.
    In III Stefano Camponantico (poi bocciato, oggi fotografo, definito “porco” da Niccolò al nostro incontro di qualche anno fa), scrive un bellissimo tema goliardico su alcuni della classe. Io tra i buoni e secchioni.
    La Stefi é definita un’assatanata, che in laboratorio di biologia va a scrutare i vetrini con il liquido seminale (palle – oggi é una fervente cattolica), Giusi concettina, grazie alle sue origini meridionali.
    Niccolò é il solito che rischia di essere bocciato (3 esami quasi ogni anno), vittima di due genitori (separati) e colti (padre ingegnere, madre filosofa), che pretendono che lui sia il primo della classe. Di contro lui dorme, é assente. Nonostante la Preti, insegnante di scienze, lo richiami (anche quando é assente, dicendo che gli fa bene…).
    Oggi Niccolò é ricercatore alla Ferrari, dopo una brillante escalation in ingegneria. Un giorno la Preti dice: per chi tel. fuori Milano comporre lo 02… Niccolò chiede: “E chi da Roma ?” Lei, cretina, risponde:”ma 06…Niccolò”, sempre per Milano. mah…
    In III per Carnevale ci vestiamo tutti come bambini. Io con il ciuccio e le treccine. Cereda ci fa i complimenti. Meroni imperversa: chiede a tutti il numero del capitolo dei promessi Sposi. Cereda gli risponde con uno sguardo fulminante. Si discute di quanto é carina la Fabbri. Qualcuno scherza sul fatto che ha i capelli grigi e potrebbe sembrare una nonna. L’ho rivista recentemente. E’ uguale. Sempre bellissima.
    Abbiamo un legame con la V L. In terza andiamo insieme in gita. Io ho un debole per Eraldo, che non mi caga (a distanza di anni lo rivedrò e non mi riconoscerà).
    Nelle assemblee si alternano i sinistrodi, mi piace un certo Verpelli, poi rivisto a fisica, oggi ricercatore all’estero, i fratelli Barbieri (oggi irriconoscibili) brillano per il loro fascino (alle uscite baciano le ragazze), purtroppo cominciano a popolarsi le aule dei ciellini e nasce gruppo confronto. Mah… confusi più che mai. Ci tocca studiare, forse é meglio.
    In terza viene a farci supplenza, mentre Cereda era a casa per una brutta infezione all’alluce, un certo Dario Giove, suo ex-alunno, di estrazione marxista leninista, fisico e poi ritrovato come ricercatore. Mi colpisce quanto é peloso.
    In IV ormai imperversano i ciellini e in aula magna si tiene la messa per Pasqua. C’é una prova di storia scritta, ma io, cogliona, vado alla messa, pur non aderendo alle idee religiose, ma per fare, come sempre, l’idealista. la prova viene sospesa. Ecco, credo di aver esaurito i ricordi più semsiseri eanhe malinconici.
    Dimenticavo, In V alla maturità ho fatto un tema fuori argomento e ho litigato con la prof. di italiano che era esterna. candidata per il 60, ma io non ero da 60, sono passata con 54. Mi sono rifatta all’università.

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