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1977-1987: il Frisi, la scienza e la sua filosofia — 27 commenti

  1. Ho fatto il Frisi, ho avuto Cereda come insegnante di matematica e di fisica e ho fatto Fisica.
    Ho fatto il Frisi nel periodo '79-'84 in anni certamente di transizione. In questa occasione, francamente, non mi sento di rigraziare il Frisi, perché ritengo che molto dell'andamento di quella scuola e delle pretese che ne derivano dipenda dalla Presidenza più che dai singoli insegnanti.
    Diversamente, mi sento di ringraziare Cereda e non solo. E' anche vero che, avendo incontrato anche molti altri ragazzi Frisini nella mia vita personale e lavorativa, mi trovo spesso a constatare che un'esperiezna abbastanza dura come fu quella di allora ci ha poi reso più forti nell'affrontare le successive prove della vita, almeno a livello lavorativo.
    Furono anni appunto di transizione. I primi, con noi pischerli che ci trovavamo a scontrarci con gli ultimi strascichi della contestazione, fra un Luca Magni completamente fatto che sbraitava alle assemblee e Sant'Ambrogio il bidello nonché custode che faceva passare tutti per andare in aula magna ad anni successivi, con il cambio della dirigenza e il passaggio nei fatidici anni '80, con gli insegnanti di religione ciellini che parlavano di Carta '77, sempre Sant'Ambrogio che aveva registrato, come un enorme Data Base vivente e interattivo, i nostri nomi e le nostre facce e impediva il varco ai "foresti" e un Preside che imponeva alle ragazze di indossare il grembiule. Anni di riflusso, li chiamava Meroni. Mah…
    Poi c'eravamo noi in mezzo, ragazzi, che crescevamo, un po' confusi, come tutti i ragazzi di tutti i tempi e di tutte le mode. I ragazzi di prima erano sicuramente più impegnati, almeno alcuni fra loro, esclusi i soliti fancazzisti e paraculi, e informati; noi eravamo già i figli della televisione.
    Poi arrivò la III liceo. Ricordo Cereda quando ci fece fare la prima prova giusto per sondare il  nostro livello in algebra: fu la prima di tante figure di merda.
    Scoprivamo che l'algebra non era solo applicazione di regolette imparate a memoria senza alcuna conoscenza della teoria e della storia che le stavano dietro. Questo strano personaggio che entrava già incazzato di mattina e ci scrutava con i suoi occhietti con fascio a mo' di raggio laser parlava di polinomi, di teoria dei numeri, di teoria in generale. E io che credevo di avere capito tutto applicando Ruffini e il triangolo di Tartaglia !
    Poi cominciò con Fisica. Mentre nelle altre classi erano già alla regola del parallelogramma sui vettori, lui ci stava ancora inondando di filosofia della scienza (a 16 anni), con testi russi e tedeschi sullo spazio-tempo (ricordo ancora le vacanze di Natale passate a tradurre le fotocopie che ci aveva dato !), lo spazio di Minkowski, le geometrie non euclidee, i testi di Carnap, Reichenbach, il Circolo di Vienna, Russel, Popper.
    Autori che poi ho letto. Poi, appunto.
    La mia non era una gran classe, devo ammetterlo. Non era coesa da nessun punto di vista e non brillava certo neanche per presentare al suo interno grandi menti. Non capivamo perché lui andasse così oltre e così, allora sembrava, fuori argomento.
    Non capivo quasi un caz… di quanto ci propinava. Capii anni dopo quanto sia importante cercare di andare sempre oltre, oltre le proprie aspettative, allargare gli orizzonti, cercare di inquadrare almeno il problema anche se non lo capisci subito del tutto, ma almeno cercare di inquadrare. Qualcosa resta, qualcosa stimola, qualcosa verrà capito dopo.
    Potrei andare avanti per ore a raccontare le provocazioni che ci lanciava ogni volta con quel metodo di insegnamento, che era sicuramente anche un metodo di approccio alla vita.
    Cereda non era sempre sistematico e lineare e questo ho sempre pensato lo fosse volutamente.
    Arrivava con il suo trolley, pieno di libri e di fotocopie, si scaccolava il naso e ogni tanto porconava dandoci dei "ciuloni", ma ricordo anche sia stato sempre molto umano. La cosa che più mi faceva morire di lui é che se ne fregava altamente, anche se con profonda diplomazia, delle lamentele delle solite mamme cagac..zzo. che nei consigli di classe riportavano i discorsi dei figli in merito alle difficoltà intrinseche a stare dietro al suo metodo e al livello da lui preteso.
    Presi un 8 in fisica nel I quadrimestre, poi subito commutato in un 6 nel II ! Ricordo ancora con grande tenerezza quando presi un 9 in una prova sulla teoria degli insiemi in IV e lui scese dalla cattedra per stringermi la mano e farmi i complimenti personalmente …
    La teoria degli urti con tutte le equazioni di conservazione di energia e di quantità di moto, la termodinamica dal punto di vista microscopico leggendo praticamente i testi di Kelvin e il famoso Halliday-Resnik (testo universitario), fisica del V anno con una profonda impostazione rivolta alla fisica moderna e alla meccanica quantistica.
    Uscì fisica alla maturità e andammo tutti molto bene, tra noi che decidemmo di portarla. L'anno dopo Rubbia prendeva il premio Nobel. Era il lontano 1985.
    Sono sicura che in ogni percorso scolastico Cereda abbia saputo rinnovarsi, cambiando il programma su misura della classe, dei tempi e di come gli girava. E anche qui non so come abbia potuto trovare la forza e il tempo di farlo.
    Alla fine di tutto questo lungo commento, quello che mi sento di dire é soprattutto di riconoscere che Cereda é stato un grande perché ha scelto di insegnare, pur avendo tutte le competenze e le opportunità di fare qualcosa di più remunerativo. Altri meriti sono sicuramente quelli di averci trasmesso la passione e di averci insegnato a sfidare le difficoltà, impresa per me alquanto ardua.

  2. Questi anni sono stati una specie di nuovo corso per il movimento degli studenti, al Frisi ci sono stato fino al 1975. In gran parte è avvenuto, con l'istituzione dei Decreti Delegati: i collettivi politicizzati, quelli che facevano riferimento ai gruppi Ao, Ms, ma anche Acli e poi Fgci, hanno iniziato a perdere presa e tra gli studenti si è andata via via rafforzando l'idea di essere più pratici e tornare a rivendicare interessi più diretti e realizzabili.
    Per esempio i temi come l'edilizia scolastica o la didattica che poi sono entrati nei temi del Consiglio di Istituto. Diciamo che è avvenuta una sorte di disillusione ideologica, venendo meno l'euforia "rivoluzionaria", i gruppi portatori di quegli ideali, sono paradossalmente diventati "vecchi" se non fuori contesto storico.
    Secondo me è iniziato proprio in quegli anni un movimento lento che poi si è compiuto negli anni '80.
    La data paradigmatica è quella delle elezione politiche del 20 giugno 1976. Tempo dopo ci fu un assemblea particolare che sancì il "nuovo corso" , in cui cominciarono a consolidarsi categorie come "il cane sciolto". Alcuni di questi cominciarono a intervenire nelle assemblee, contrastando l'egemonia dei gruppi organizzati. Una parte seguì il “canto del cigno” di Autonomia Operaia, ma di fatto si ruppe in modo definivo il fenomeno di massa del movimento. Fino ad allora avevamo un collettivo di una cinquantina di studenti attivi e si riusciva ad organizzare manifestazioni con migliaia di persone.
     
    Una nota a parte mi sento di fare per il preside Alfonso Tedesco. Era un "forestiero" e ha fatto fatica a farsi accettare nel mondo bigotto e provinciale monzese. In realtà, se vogliamo catalogarlo per brevità, possiamo dire che era un democristiano di sinistra. Ha tentato di fare da mediatore, di "calmare i bollori" in parte riuscendoci. Dal punto di vista umano è stato uno dei migliori professori con cui ho avuto a che fare, capace di capire le cose oltre l'apparenza. Mi ha fatto piacere quando anni dopo mi capitò di andare a ritirate in segreteria un certificato di frequenza e lui mi vide e corse ad abbracciarmi per informasi di come mo andava l'esistenza.
     
    Altre due figure che non menzioni nel racconto e che secondo me sono degne di nota sono Bruno Di Tommaso e Vito Ciriello, che furono molto attivi nel comitato genitori, entrambi dell'area Psi, ma con poco spazio in città, perché allora il Psi era egemonizzato da Mobilio e poi Basile che mi pare facessero riferimento alle correnti meridionaliste di De Martino e Mancini. Hanno avuto un ruolo abbastanza importante, nel quadro dei Decreti Delegati, a formare i genitori democratici che portarono diverse proposte in Consiglio di Istituto.

  3. Studente del Frisi diplomato nel '77, quindi l'ho incrociata per poco tempo, ma mi ricordo bene di lei e di tutte le persone che cita nella sua splendida testimonianza. Avendo avuto il dubbio di riconoscermi nella foto dell'assemblea nell'aula magna, ora intitolata al prof.Alfonso Tedesco (che ricordo sotto il profilo scolastico come supplente che, entrato in classe chiedeva…"che canto della Divina Commedia state facendo?" … e alla nostra risposta, iniziava a declamarlo a memoria … ma non quella di chi solo "ricorda"… ma di chi "conosce")… volevo chiederLe se per caso non avrebbe una versione a maggior risoluzione della stessa, per avere conferma dei tanti volti (insieme al mio) che mi è sembrato di riconoscere.
    P.s.: Tra i vari movimenti che ha citato… si è forse dimenticato il più piccolo e sicuramente in quella realtà allora poco influente… il "Gruppo confronto", di ispirazione anch'esso cattolica (ambiente Azione Cattolica per intendersi) ma non confessionale al contrario di CL, ispirato al dialogo tra differenti ideologie, senza quei pregiudizi che ancora ci accompagnano nella quotidianità del nostro agire "politico", in un mondo che pure è così cambiato negli ultimi 40 anni sotto questo profilo. Sostenitrice attiva dalla parte docente di questo gruppo era proprio la prof.ssa Daniela Mazzuconi

  4. Dal 1976 al 1981 sezione C: dopo i primi due anni di Nava siamo stati catapultati in terza con la Mazzuconi e la Fabbri, oltre a Pace, Saini (tra una gravidanza e l'altra) ecc. Le lezioni della Fabbri mi hanno lasciato una formazione culturale che ho poi adoperato nel tempo facendo l'architetto. Ma sono rimasti, oltre al ricordo, anche i segni della formazione politica, dialettica e culturale di ambiente stimolante.
    Grazie per il racconto di quegli anni.
    F

  5. Grazie per i ricordi – incluse le foto – ed per le informazioni a me ignote (per es. la Galbiati cognata del Tedesco).
    Ho fatto il Frisi – in B con Spelta e Galbiati ma non Derla perche' avevamo la figlia in classe. Mi ricordo di lei (era famoso anche al  fuori del sua sezione col maglione e la barba), del Scioscia e Camozzi, e del McAllister che le ha scritto.
    Due anni fa uno di passaggio qui a Toronto, avendo saputo che avevo fatto il Frisi, mi disse che suo figlio lo frequentava (tempus fugit) ed era ora considerato tra i primi dieci in Italia.
    Grazie ancora.

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