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the Teacher and the Physics — 16 commenti

  1. Ciao a tutti,
    Ho letto volentieri i vostri commenti, e la cosa che più mi ha colpito è il fatto che, dopo tanto tempo, continuiamo a definire la nostra classe come LA quinta F, come a ricordare che quella classe aveva qualcosa in più delle altre, o se non altro qualcosa di diverso.
    Per me, che in quella classe ho passato cinque anni, questa cosa è ovvia e naturale. Ne ero consapevole quando la frequentavo, e quando abbiamo concluso sapevo che il senso di appartenenza a quella classe e a quella scuola mi sarebbe restato attaccato per tutti gli anni successivi come una seconda pelle. Perché quando cresci in un ambiente così, in cui c'erano difficoltà, passione, ore di studio e sudore, incazzature e litigi, frustrazione, divertimento, feste, sbronze, gite e vacanze, non puoi che rimanere legato a quei luoghi e a quelle persone. E infatti dopo tanti anni siamo ancora qui, continuiamo a vederci spesso, a raccontarci le storie di quegli anni, e ormai non sappiamo neanche più dire se le cose siano andate veramente come le raccontiamo, ma ci va bene così. Alcuni amici hanno preso la loro strada, e sappiamo di loro da voci e racconti lontani, e mi spiace non vederli e sentirli più.
    Io sono entrato in Università con un'idea e un sogno, e ne sono uscito con un'idea completamente stravolta. Nei miei cinque anni di Fisica, mi sono appassionato a tanti argomenti, ho lavorato su diversi progetti di ricerca, e ho conosciuto persone eccezionali, e quando mi sono laureato mi sarebbe piaciuto continuare il mio percorso. Ho fatto però una scelta importante, quella di rimanere in Italia, di cambiare strada, di provare cose nuove, e vedere come funziona il mondo del lavoro. Ho trovato in breve tempo lavoro per una piccola società che si occupa di informatica in ambito finanziario, un ambiente totalmente diverso a quello a cui ero abituato, con nuovi problemi e difficoltà. Sono felice della mia scelta, ma a volte mi manca la Fisica, quindi continuo a mantenere la passione nel tempo libero, e poi continua a tormentarmi grazie ad amici, familiari e altre persone che quando hanno qualche dubbio scientifico vengono a chiedermi un'opinione, e a me fa sempre piacere rispolverare le mie vecchie conoscenze!
     
    Saluti a tutti, e spero ci sarà occasione di rivederci prima o poi…

  2. provo a metter giù le cose che sia la lettera di Basa (e i post che ho poi letto sul suo blog) sia gli interventi successivi mi hanno fatto venire in mente. mi sarebbe piaciuto intervenire prima, ma ero in viaggio e, tornata pienamente online solo ora (ero in cina, quindi non potevo accedere facilmente a vari siti), trovo che le cose importanti siano già state dette, nei vari e bellissimi interventi precedenti.
    Ma lei oggi mi ha chiesto espressamente: "e tu non intervieni?" Quindi non posso tirarmi indietro.
    Che poi, mi sono chiesta come mai me l'abbia chiesto. Ok, ho fatto fisica, ok, sono stata sua studente (anche se solo per un anno), ma non mi sarei aspettata un invito "diretto". Forse mi ricorda in quanto un po' "rompiballe" (parola che penso mi rappresenti meglio del semplice "analitica"), e quindi immaginava avrei avuto qualche commento. Forse perché per me l'insegnamento è passato sempre attraverso un rapporto fortissimo con l'insegnante per prima cosa, e poi con gli strumenti di lavoro. Forse perché ho sempre cercato questo rapporto con lei, sia quando lei era il mio professore, sia dopo. 
    "Passione per la vita, per la scienza e la cultura." Questo per me ha sempre motivato la mia presenza a scuola, e le mie scelte successive. Non so come si trasmettano; ma so quanto possano essere potenti, e quanto l'assenza di passione possa far sentire "vuoti". 
    Per me leggere le sue verifiche e seguire le sue lezioni nell'anno in cui fui sua alunna fu emozionante, perché mi mostrava un modo completamente diverso di fare matematica, che nessuno prima (e purtroppo neppure dopo, fino a che non arrivai a studiare analisi matematica) mi aveva mai mostrato. D'un tratto la matematica era interessante; le sue erano verifiche in cui era richiesto di pensare, non di eseguire istruzioni. Ho sempre odiato la matematica prima di conoscerla; dopo aver fatto un anno con lei, non avrei più potuto dire la stessa cosa. (Tutt'ora siamo in buoni rapporti, anche se l'amore non è mai sbocciato davvero.)
    Quello che avevo imparato da lei mi diede anche un po' sui nervi, diverse volte. Mi aveva mostrato come ciò che mi piaceva in altre materie (l'analisi come base per la comprensione del testo, sia in latino, greco o in italiano, per fare un esempio) era anche alla base della matematica – e che quindi, se non riuscivo a farla era "colpa mia", non stavo analizzando appieno il problema. Non potevo più nascondermi dietro alla scusa "non sono portata per questa materia". Gli errori di segno in un'equazione, erano solo il sintomo di quanto fossi stata pirla.
    Passione per le cose che ti trascina a guardarle sempre con un occhio diverso, a rianalizzare, a non "sederti" mai – e l'inconsistenza delle scuse dietro cui ci si nasconde quando invece "ci si siede" – sono forse le cose che più ho imparato dalla mia esperienza, con lei e con altri. "Come fa a sbattersi così alla sua età?" era quello che molti noi studenti ci chiedevamo (aveva già passato i 50 quando la conobbi, un'età che per un 14enne è un chiaro sintomo di "matusaggine"). E c'era chi la stimava per questo suo atteggiamento.
    Non è stato il mio professore di fisica – il mio amore per la fisica è nato fuori dalla scuola, prima ancora che iniziassi a studiarla in classe, per caso. Gli anni del liceo sono stati quelli in cui le grosse passioni della mia vita sono venute a galla. Passioni che ancora mi plasmano, e che nel periodo peggiore della mia vita ero convinta di aver perso, convincendomi così di aver perso contro la vita stessa. Con passioni così grosse, non ci si può nascondere dietro a nessuna scusa, e recuperarle è stato un percorso difficilissimo e necessario. 
    Ora conosco la fatica di vivere all'estero (o in generale, di trasferirsi in posti dove non si conosce nessuno, a volte neppure la lingua), le relazioni a distanza e le incomprensioni, le difficoltà del dottorato, del fare i conti con le proprie scelte senza rimpiangerle, quanto costi cercare di capire cos'è che si vuole fare, cos'è che ci fa star bene davvero, volta per volta. Continuo ad innamorarmi delle cose, non leggo mai tutti gli articoli che vorrei leggere, non riesco a suonare tutta la musica che vorrei suonare, e ho sempre progetti incompiuti e libri non scritti in testa. Sono ancora incapace di sintesi quando scrivo (anche se nei testi scientifici ho fatto miglioramenti incredibili). Sono me stessa e sono diversa. 
    Continuo a stimarla per le cose che fa e per come le fa. La stimo per aver scritto che "si gasa" leggendo le lettere degli alunni. 
    Aspetto un intervento più articolato sullo Zucchi (e se Giani vuole, possiamo anche farne uno sulle scelte dottorali e post-dottorali, visto che sono fresca fresca di quelle scelte…)
    Serena Psoroulas

  3. Quella famosa e tanto (a ragione) celebrata 5F aveva tra la sue file anche una “pecora nera”, o se preferisce l’eccezione che conferma la regola. Una pecora nera che ancora non ha ben capito i motivi che lo hanno portato ad essere alla lunga il peggiore alunno (almeno sotto il profilo strettamente didattico), specialmente nelle sue materie, di quella ottima classe: pigrizia, difficoltà di concentrarsi sullo studio, altri interessi… forse un mix di tutto questo.
    Fattori che poi sono rimasti intatti nei primi anni di università almeno fino al momento in cui ha realizzato quale fosse la sua vera strada. In quel momento, ovvero dal passaggio da ingegneria civile a urbanistica, pianificazione e urban design, quello “studente poco studente” che puntava a cavarsela con il minimo ma molto spesso non ci riusciva nemmeno lontanamente si trova oggi con una carriera avviata e un matrimonio da qui a una manciata di mesi, in quello che forse è il Paese che offre le maggiori opportunità e possibilità nel suo campo (la Cina e specialmente le città di seconda e terza fascia dell’entroterra), avendo nel frattempo conseguito una laurea specialistica a Shanghai ed essendo in procinto di ottenere una seconda a Milano.
    In tutto questo, onestamente, non saprei chiaramente rintracciare cosa mi abbiano lasciato quei lunghi cinque anni e in particolare la sua matematica e fisica. Però sono consapevole che nel puzzle che mi ha portato dove sono e ad essere quello che sono, il suo modo di pensare e di (in)seguire le proprie passioni, qualsiasi esse siano, sono stati alcuni dei più importanti tasselli per i quali dovrò sempre ringraziare lei e buona parte degli insegnanti (a partire dalla prof.sa Rossella Riboldi) che ho avuto la fortuna di incontrare al Frisi.
    Un saluto a lei e un augurio a tutti i compagni di quella 5F per un roseo futuro.
    Luca Ulcelli

  4. Caro Professore!
    Io sono la negazione di tutte le premesse di questo blog: non sono una fisica di professione e non ho frequentato il Frisi, ma l'amato-odiato "Zucchi". Una cosa però mi accomuna agli altri studenti che hanno scritto qui, ed è la gratitudine verso di lei per essere stato uno dei migliori insegnanti (non solo di Fisica e Matematica) che mi sia mai capitato di incontrare.
    Ho mille ricordi di quegli anni allo Zucchi, non tutti necessariamente positivi. Non mi si fraintenda, lo Zucchi "mi ha aperto la mente" e in questo ha tenuto fede al famoso detto sul liceo Classico. Non rimpiango di aver studiato Latino, Greco e Filosofia, specialmente ora che l'"inutilità" di queste materie viene sbandierata ai quattro venti da pseudo-innovatori che valutano la cultura al kilo.
    Una cosa però mi ha sempre infastidito di noi "fighetti" di Piazza Trento Trieste: quella posa da Crociani di bassa lega, quell'attitudine a snobbare le materie scientifiche come vile "techne" che non ha nulla a che vedere con la "vera" cultura dei classici e dei "sommi poeti" e altre baggianate di questo tipo. 
    Ecco a me quest'atteggiamento ha sempre fatto girare i c…i, tanto per dirla da contessa:-). Poi in prima Liceo è arrivato Lei. Sempre un pò incazzoso (come qualcuno qui l'ha ben descritto) sempre in blue-jeans, con il suo intercalare dialettale  (fa balà l'ouch!) che faceva tremare le pareti del tempio della "Crusca" e con la ferma convinzione che il muro fra le "due culture" fosse da abbattere e subito!
    Cereda è stato per me il Feynman italiano: mi ha insegnato che la matematica e la fisica non appiattiscono il mondo, non fanno a pezzi la poesia, come qualcuno sosteneva, ma ne danno una visione più completa e affascinante.  Ora vivo negli States dove insegno Italiano all'università e sto scrivendo una tesi di dottorato sul rapporto tra letteratura e fisica. Il mio idolo: Cicerone?? No, Niels Bohr!
    Grazie Professore!!
    Un abbraccio,
    Paola
    P.S. Non mi sono mai dimenticata l'espressione "Spocchiosa, aristocratica di sinistra" con cui lei mi aveva battezzato. Forse lo sono ancora:-).
    P.P.S. Ho ancora quella cassetta di canti popolari, anarchici e del lavoro che mi aveva registrato: "La casa è di chi l'abita è vile chi lo ignora, il tempo è dei filosofi, la terra di chi la lavora"!
    Paola Villa

    • Per Paola Villa
      Qui è doverosa anche una piccola replica: se vai su Yotube un po’ di anni fa credo di aver fatto un video (ne ho fatti diversi di Gori) e mi pare anche questo. Con un po’ di ricerca l’ho trovato – dimmi bel giovane
      Comunque guarda quello con “panchina di quartiere” non ricordo più se degli YuKung o degli Stormy Six.
      Passando a Bohr, se non l’hai già fatto, leggi “il danese tranquillo” di Abraham Pais.
      Mi piacerebbe aprire una discussione anche sullo Zucchi; datti da fare che poi lo facciamo. Lo sai che se vai nella pagina dei compiti in classe ci trovi anche i testi dei tuoi?
      Comunque tutti in giro per il mondo; molto bello; bravi.
      Un abbraccione Paola.
      Claudio Cereda

  5. Salve professore. Sto tornando ora da Groningen in una belissima giornata di fine estate, tipicamente olandese. Le casette con il tetto spiovente e i giardini ordinatissimi si intonano bene con gli spazi verdi e i cieli immensi di questo paese.
    Sono andaato a visitare Luca, che ha appena cominciato il dottorato qui e che mi ha ospitato nella sua stanza al dormitorio degli studenti, e ora torno a Enschede, dove ho cominciato il mio dottorato lo scorso dicembre.
    Un passo indietro. Tempo fa le avevo raccontato della mia esperienza di tesi triennale, e tante cose sono successe da quel momento in poi.
    Dopo la mia laurea, ho capito di volermi allontanare dalla fisica teorica e di voler abbracciare qualcosa di più vicino alla biologia. Nonostante ancora oggi abbia un profondo rispetto e interesse per alcune metodologie e approcci, la biologia è un mondo troppo affascinante e profondo per non rimanerne ammaliati.
    Il mio interesse è maturato anche attraverso una breve esperienza di ricerca prima della mia laurea specialistica come bioinformatico presso un ente vicino a lecco. Ma il vero punto di svolta è stata una scuola estiva di metodi computazionali presso la SISSA di Trieste, dove ho conosciuto un ambiente di ricerca eccezionale.
    Ho poi chiesto una tesi nello stesso gruppo e ho passato un anno a Trieste, prima di laurearmi.
    Ho passato mesi e mesi (chi era con me in quel periodo sa cosa significa) a riflettere su cosa fare dopo la laurea, e prendere una decisione non è stato facile. Potrei scrivere un intero post su questo.
    Ma a 25 anni ho la possibilità e i mezzi di realizzare i miei sogni, e dopo qusi un anno so di essere felice della mia scelta, e senza esagerare posso dire di stare vivendo il periodo più bello (e non privo di difficoltà) dell mia vita.
    Ho preferito cercare un dottorato in un paese del nord europa, e tra Parigi e l'olanda (Enschede) ho preferito la seconda. Ancora, potrei parlare per ore di come qui le cose siano diverse o del clima che si respira qui.
    Costruirsi una vita (vera, non solo nell'ambiente accademico!) non è affatto banale. Spesso però, è affrontando le difficoltà che ho trovato i mezzi per costruire il mio futuro, e ancora una volta, questo posto mi sta insegnando molto e mi sta fornendo i mezzi e l'indipendenza che a molti sono negati, ed è mia intenzione usarli fino in fondo.
    Verso dove? Ancora non so se il mio futuro sarà in accademia. ci sono tante questioni da risolvere, e di certo non sono disposto a sacrificare tutto per inseguire questa carriera. Spesso sui giornali leggiamo di storie simili alla mia, o quella di Luca. anche a me è arrivata la solita lista di domande. Eppure poco si parla di un'altra realtà, che è quella dei post doc, che io reputo molto più interessante.
    Potrei scrivere ancora molto, ma forse ho già superato in lunghezza Luca.
    A volte trovo estremamente affascinante soffermarsi a riconoscere il percorso che mi ha portato qui, oggi, e che è cominciato così tanti anni fa! Condivido i pensieri di Giacomo e Luca, e mi unisco al loro abbraccio.
    Matteo Giani

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