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1977-1987: il Frisi, la scienza e la sua filosofia — 27 commenti

  1. Leggermente OT, ma lo devo al mio ricordo di Claudio. Fatto il Frisi dal '61 al '66. Lui faceva l'Hensemberger dal '60 al '65. Era talmente "bravo" (si dice così in brianzolo) che alcuni lo soprannominavano genietto, altri elettrino. Un suo compagno di classe sta spegnendosi in questi giorni vittima di una fibrosi polmonare, mi ha sempre detto che Claudio era di un altro pianeta. Ero entusiasta che mio figlio del 1998 si iscrivesse a Informatica all'Hensemberger con Claudio DS. Invece si trasferì al Bandini di Siena, l'ITIS più prestigioso di quella città. Mio figlio ha avuto eccellenti insegnanti di Sistemi, Informatica, Matematica, adesso è alla Bicocca con 28.5 in sei esami. Quindi penso che l'Hensemberger l'abbia preparato bene. Invece per quanto riguarda Chimica e Fisica le cose sono andate molto male. Sono un chimico-fisico industriale con Filosofia della Scienza e 30/30 con il gruppo Geymonat (stesso esame di Claudio). A chimica sono andati avanti fino a dopo Natale a fare una specie di metrologia sui generis, non hanno mai bilanciato un normale equazione chimica, non sanno cos'è una soluzione acida e cosa vuol dire pH. Obiettivamente: un disastro didattico. A Fisica in due anni hanno fatto praticamente niente. Immagino il disappunto di Claudio a dover dispensare lo stesso stipendio a mangiapane a tradimento e valorosi insegnanti. Al Frisi avevo avuto a Matematica/Fisica Antonietta Galbiati (diventata poi famosa come DS  dello Zucchi). Morta di Alzheimer, ho passato due giorni a trovarne la tomba al Cimitero di Monza. Devo riconoscere che a Maturità avevo finito la prova in 40'. La Galbiati era ossessionata dalla velocità nei calcoli, parlava perfino di riflessi. Fisica non le piaceva, il libro era il Caldirola. Una grande lavoratrice, non sicuramente ispirazionale. Come preside ho avuto anche Daniele Mattalia, grande dantista diventato famoso per la Zanzara.
    Certo mi sarebbe piaciuto avere Claudio come insegnante, ma era impossibile per ragioni anagrafiche. 

  2. Ho molto apprezzato questi ricordi. Ero nella sezione C, prendendo il diploma nel 1980, quindi non l’ho avuta come docente, ma l’ho conosciuta e ho apprezzato la sua generosità in due modi. Ho partecipato ad alcuni incontri di filosofia della scienza che lei guidava fuori dall’orario scolastico (credo insieme ai professori Colonnetti e Meroni), e mi ha dato permesso di assistere ad un paio di lezioni di fisica pratica nel laboratorio con la sua propria classe (la nostra insegnante di fisica avendo meno dimestichezza con il laboratorio).

    Tutto ciò ha avuto un grande effetto per me. Ho studiato fisica in Inghilterra e dal 1990 insegno filosofia della scienza all’università di Leida, in Olanda.

    Di nuovo grazie di cuore per l’incoraggiamento e l’istruzione che ha dato tanti anni fa ad uno scolaro che non era nemmeno nella sua sezione.

    Penso regolarmente agli anni del liceo a Monza: quello che mi è rimasto, anche più dell’esperienza in classe, è soprattutto l’ambiente culturale-politico, i dibattiti, la critica culturale, che per me erano intimamente connessi con la scienza, la fisica, e la filosofia della scienza. Lei ha naturalmente giocato un grandissimo ruolo in tutto ciò, anche per me. Spero di essere rimasto fedele a quegli ideali.

    Grazie di tutto — e buon lavoro!
     

    • Che bello trovare nei commenti da approvare, in mezzo a una marea di spam, cose come queste che ti fanno pensare a quanto sia stato bello ma anche utile lavorare con passione.

  3. Stamattina apro il libro che mi sono fatto spedire da Amazon un paio di giorni fa: Quantum di Manjit Kumar.
    Un vecchio amore che con l’età che “avanza” ho sentito il bisogno di rincontrare. Infatti, alla fine del liceo, tra una troppo speculativa (almeno nei miei pensieri) Fisica e una più concreta Ingegneria, scelsi quest’ultima, probabilmente anche influenzato dagli studi fatti da mio padre.
    Leggo le prime pagine e un pensiero, una domanda, emersi non so nemmeno io da dove, mi fermano: “Certo che la scuola ne ha di responsabilità nel delineare le sorti di una vita”. E poi: “No, non la scuola, gli insegnanti”.
    Con questo pensiero nella mente raggiungo mia moglie, che guarda caso insegna. Naturalmente non esita a darmi ragione. Un’insegnante battagliera e da sempre convinta del reale ruolo di chi ha fatto dell’insegnamento la sua prima scelta.
    Ora il pensiero ritorna ai primi incontri avuti con quei temi. Ecco, sono sui banchi del mio liceo. Di anni ne son passati 41, eppure il ricordo è piuttosto netto. I nomi dei “miei insegnanti” sono ancora tutti lì.
    La faccio breve. Cito a mia moglie un professore di Matematica e Fisica che mi ha lasciato un ricordo indelebile per la libertà di pensiero che concedeva ai propri studenti. Ricordo soluzioni a studi di funzione che anche oggi potremmo definire figlie del pensiero laterale, apprezzate e pubblicamente elogiate.
    Non ho dubbi. Dico a mia moglie con convinzione che questi sono gli insegnanti di cui più che mai avremmo bisogno oggi…
    Naturalmente il liceo è il Frisi e il professore di Matematica e Fisica è lei, caro professor Cereda. Non è stato difficile trovare questo suo sito, e il desiderio di mandarle un saluto è stato più forte del tempo passato.
    Tante buone cose.
    Alessandro Giaume
    [Liceo P.Frisi di Monza – Classe 3C – A.S.1976/77]
     

  4. Grazie per questi scritti che mi riportano in contatto con memorie amate pur se non rimpiante.
    Ero al Frisi, corso G., a Monza, dal 74 al 79.
    Ricordo tutti coloro che ha citato, e del preside Tedesco so ancora fare la sigla che mi serviva per uscire qualche ora prima, talmente ben fatta che Santambrogio non ha mai avuto sospetti.
    La Battistina la chiamavamo rattrappedes perchè portava dei minuscoli mocassini col tacco.
    Albani era il tecnico di laboratorio e la Marchesini (biologia e chimica) lo chiamava in continuazione anche se in laboratorio non ci abbiamo mai combinato nulla di significativo. 
    Andavo a scuola con un Garelli tre marce di seconda mano che mi aveva regalato mio zio, mentre le mie compagne avevano il Ciao bianco, che allora con il loden, faceva figo. Però in classe mia non se la tirava quasi nessuno, il pensiero alternativo imperava.
    Proprio con il Ciao la mia compagna di classe e amica carissima centrò in pieno una vecchietta e le fece saltare tutti i denti, costringendola a frullati per mesi.
    Era la Rosi, alias Rossella Riboldi, attuale insegnante stupenda di storia dell'arte al Frisi. 
    Era il caso di arrivare qualche minuto prima la mattina, perché c'erano da leggere i cartelloni scritti a pennarello sulla carta da pacco. Io non frequentavo collettivi ,ma non mi perdevo nulla di quanto scrivevano.
    Ricordo bene le assemblee, Andrea Crespi prima e Scioscia dopo, del MLS, e quello dell'autonomia, il Cantanapoli, che, qualsiasi cosa si proponesse, non la riteneva abbastanza 'legata al territorio e agli operai'. Eravamo in assemblea quando si seppe di Moro.
    Le autogestioni le ho amate.Ricordo i gruppi di noi ragazze con 'Noi e il nostro corpo', alle prese con una libertà di costumi che era più ostentata che praticata.
    Ricordo il gruppo di studio sulla storia del capitalismo. Avevo diciassette anni e tentavo di leggere Stato e Rivoluzione. In quelle occasioni mi toccava studiare un sacco, perché dovevamo leggere libri, capirli e relazionarli il giorno dopo nel gruppetto autogestito.  Per le materiecanoniche, invece,  me la cavavo con poco studio o, più esattamente leggendo molto cose diverse dal testo prestabilito, per italiano, inglese, storia e filosofia. Purtroppo, Lei non era un mio Professore e perciò, senza guida, tentavo in modosolo fantozziano di seguire in privato i suoi consigli di lettura di storia del pensiero scientifico comprando testi che poi da sola non riuscivo mai a finire. 
    Però quegli anni mi hanno aperto la mente e mi hanno  predisposta a essere curiosa, a tenere il cervello in ordine. Anni di formazione davvero.
    Scusi se mi mi sono dilungata troppo
    Manuela Recalcati
     

    • Sono io a ringraziarla per la precisione della testimonianza; per la serie “sono stati momenti importanti della mia vita”. Comunque, questa di Rossella, mi mancava

  5. Grazie per questa testimonianza.
    Ero studente al Frisi tra il 76 e l'81 e la ricordo bene, così come tutti gli altri studenti e docenti citati.
    Mi unisco nella stima al professo Tedesco, che allora contestavamo ma ritrovai con piacere nella Rete di Orlando e Dalla Chiesa, nei primi anni novanta.
    Giovanni -gimmi- Perego

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