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1992-1999: di nuovo professore, ma allo Zucchi — 20 commenti

  1. Grazie per aver dato fluidità e profondità a ricordi impressi, ma alle volte sbiaditi.
    Sono stati anni importanti e credo il culmine di un processo di crescita ed apprendimento, che iniziato alle scuole medie di S.S.Giovanni, concluse in piazza Trento e Trieste la sua fase più densa e segnante, non senza traumi e difficoltà.
    E comunque l'occhio ceruleo e il sorriso sornione hanno caratterizzato per me uno dei passaggi più importanti tra il terrore e la profonda ammirazione per qualcuno.
    P.S. Di tutto, il ricordo del suo discorso sulla scelta di lasciare il privato e sulla irreparabilità della morte rimangono quelli più nitidi e che ancora mi capita di citare.

  2. Anch'io – come segnali tu per molti altri allora – scelsi Architettura (l'alternativa valutata fu Chimica, pensa un po') pensando di poter collaborare con la ditta di arredamenti di famiglia, ma ci pensò il '68 a farmi capire che dar ragione alle ubbìe dei clienti pur di vendere non era proprio il mio mestiere, anche perchè – scardinando le baronìe – mi consentì alla fine dei corsi di accedere poi a delle borse di studio.
    Le borse erano economicamente modeste, ma per fortuna la famiglia poteva sostenermi, anche se mia madre un po' scandalizzata mi rimproverava:"Ma tu vuoi fare l'eterno studente !"
    Mi aveva praticamente letto nel pensiero ! e poi dopo alcuni anni la "sanatoria" mi consentì di divenire professore associato, rimanendo poi tale (anche così non ero bravo a fare "comunella" coi risorgenti giri accademici) sino a pochi anni dalla pensione, quando un collega ordinario fu così generoso da mettere a disposizione i punti organico che avrebbe potuto destinare a far entrare giovani suoi allievi per un concorso da ordinario che vinsi.
    Quando andai all'Ufficio personale del Poli per farmi accreditare l'impiegata mi disse: "Perché l'hanno fatta ordinario ora ? Tra straordinariato e primo biennio, non ha neanche il tempo di sviluppare la progressione stipendiale !". Aveva ragione lei, ovviamente e sono pensionato sulla base dell'identico stipendio da associato di lungo corso.
    Però devo dire che ancora oggi non mi pento di aver avuto il privilegio di poter sempre pensare e fare liberamente ciò che mi è parso più giusto…

    • Renzo Erba è stato mio compagno alle elementari e l'ho perso di vista quando sono andato in Collegio.

      La villa c'è ancora, è sempre bella ma versa in stato di semiabbandono da anni.

      Il tuo Praga era Vittorio Praga che è andato in pensione intorno al 1999.

       

  3. Il prof Cereda!!
    'Giorno prof! sono un suo ex alunno, Daniele Ferranti, corso F! compagno proprio di Lorenzo Frediani!
    Molto piacevole rivivere quegli anni tra le sue parole e ricordo sempre con piacere uno stupendo esame di riparazione….
    Mi ha rifilato un bel 4 in pagella rimandandomi a settembre, mi son fatto un mazzo tanto, esame di riparazione nel quale lei mi ha poi promosso con un bel 7… una sana soddisfazione (poche le mie scolastiche essendo molto dedito a tutto meno che allo studio)
    in bocca al lupo!
    Daniele (Ferranti)

  4. Caro professore,
    non son mai stato suo (tuo?) allievo, mentre mio fratello sì; in compenso entrambi siamo stati in tempi molto diversi allievi del buon Gianni degli Antoni.
    Dopo la lettura della puntata di oggi delle tue memorie sento di doverti ringraziare. Non solo per aver dipinto gli anni dello Zucchi con un’essenzialità e una precisione che invidio, ma per tutta l’autobiografia che sto leggendo con vivo piacere, in particolare gli aspetti più politici, perché non capita spesso di trovare chi narra quegli anni (’70) e quel clima, che io ovviamente non ho vissuto ma che trovo affascinanti, con affetto e distacco insieme. Ho vissuto esperienze simili – fatte le debite proporzioni – venticinque anni dopo, e ci ritrovo alcuni aspetti su cui ho fatto riflessioni molto simili.
    Grazie ancora e a presto.
    Paolo Marchiori

  5. Caro prof. Cereda,
    Ho appena letto con grande piacere il suo scritto sugli anni dello Zucchi.
    Non sono mai stata una tra le alunne più brillanti, soprattutto in Fisica. Non so perché ma era come se avessi un blocco.
    Ho conservato le sue dispense e magari, chissà, un giorno le riprenderò con quella maturità in più che potrà forse permettermi di comprendere ciò che allora era oscuro.
    Ora che insegno ai piccini della primaria, ripenso spesso ai miei insegnanti: il Cereda è sicuramente nel novero dei miei modelli per la passione, l’attenzione a ciascuno di noi e la lungimiranza di scelte che fossero davvero formative per la crescita. E così anche nelle mie classi scardino il programma, scrivo personalmente ciò che nei libri mi pare povero o banale, propongo attività che diano più sostanza e che insegnino un metodo, un atteggiamento nei confronti del mondo a prescindere dall’argomento specifico… o almeno ci provo!
    Gli anni del liceo hanno davvero creato una forma mentis, nonostante le rigidità e le fatiche della mente.

    Grazie di cuore!
    Cristina Rabosio

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