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la “coscienza enorme” (Marx) – di Giovanni Cominelli — 14 commenti

  1. Una osservazione veramente illuminante. Occorrerebbe rileggersi i passaggi dei Grundrisse per comprendere pienamente questo concetto di “coscienza enorme” che trovo importantissimo. Inutile poi piangere su un passato di una sinistra incapace, vittima e prigioniera del liberalismo. Invece raccogliere questo stimolo permette di d individuare una strada, come ben chiarisce Giovanni Maria Cominelli alla fine.

    • Non tutte le ipotesi e le linee di ricerca dei Grundrisse sono entrate a far pare del marxismo ufficiale, però… non a caso abbiamo dovuto riscoprire questi quaderni per parlarne.
       

  2. Grandi concetti da cui emergerebbe che la sinistra sono gli intelligentoni che hanno capito dove sta il bandolo della matassa e la destra tutti gli altri aggrovigliati nelle spire del presente.
    No, la questione è un'altra:se la sinistra è percepita come non diversa dalla destra é perché la sua maggioranza è talmente succube del pensiero economico liberale da non percepire nemmeno la necessità impellente di nuove politiche distributive (altro che essersi attestata su quel fronte!), mentre la sua minoranza è così abbarbicata alla sua ideologia da non percepire più ciò che si muove nel mondo e nella società, un po' come quegli utopisti che al tempo di Marx pur avendo elaborato sistemi critici del presente e pur commuovendosi per i poveri, si meravigliavano che il nascente movimento operaio non si muovesse secondo i loro vangeli e quindi si opponevano in Francia ai demosociali de la Reforme e in Inghilterra ai cartisti.
     

    • mah! che la sinistra italiana sia abbarbicata alla distribuzione non c'é dubbio.
      Di più che sia anche diventata una sinistra liberista. In quali politiche si é visto?
      Il PCI aveva in mente la società dei produttori. I suoi eredi hanno in mente la società dei fruitori. E chi dovrebbe produrre la ricchezza da distribuire di più e più giustamente?
      Certo, non tocca alla politica produrre. Ma tocca ad essa certamente creare le condizioni per lo sviluppo delle forze produttive. E questo non lo sta proprio facendo. Sennò avremmo visto, nell'ordine: riforme della scuola, dell'Università, della ricerca, del fisco, della giustizia civile, della Pubblica amministrazione…
      Come spiegava Alesina – già nostro compagno del Movimento della Bocconi – il liberismo é di sinistra. Ma la sinistra non lo pratica. Che cosa pratica, allora? Ciò che ha fatto per decenni la DC. L'alleanza con il M5S ne é la conseguenza!

      • Delle redistribuzioni della sinistra non si è accorto nessuno, l'unica mossa in tal senso (e non è certo delle migliori) l'hanno fatta i 5* e per di più governando con la Lega. Dite che non é così? Chiedete un po' in giro!

  3. Tra destra e sinistra scorre una differenza enrme a livello concettuale: la prima mette al primo posto lo Stato, le Istituzioni, il rigore portato all'estremo, il militarismo, e per il benessere economico finisce per facilitare spesso l'imprenditoria (mai incontrato un imprenditore di sinistra), mentre la sinistra, idealmente, mette al primo posto il sociale e la condivisione.
    Compagno vuol dire "cum panem". Certo, nell'applicazione la storia presenta mille contraddizioni, a livello nazionale e internazionale. Ma i principi permangono e dovrebbero, cosa che nel mondo attuale della globalizzazione diventa ancor più arduo, venire succeduti da azioni coerenti con un'idea. Certo, non possiamo più pensare di essere negli anni 60 e '70.
    No, sinistra e destra NON sono la stessa cosa e non dico che l'una una sia il diavolo e l'altra la Panacea. Ma oggi, fare politica, direi anzi negli ultimi 30 anni, in Italia finisce per portare a vedere i due allineamenti molto vicini, a furia di fare compromessi. Troppo vicini. Credo che molti abbiamo perso il punto di vista di partenza.

  4. Non vedo questo riferimento alla "Coscienza enorme" nella storia della Sinistra: pure Occhetto, già DS, vedeva la Scienza come "Lavoro morto": con queste premesse non si arriva lontano nella comprensione del mondo.
    Il "Qui e ora" passa ovviamente per il qui e per l'ora, da cui si ricava che in una situazione globalizzata (ora) l'Italia (qui) non può offrire un livello di benessere per i lavoratori se non passando per l'imprenditoria (non del tipo Alitalia, please).
    Giustamente l'intervento vede la necessità di una "politica di sviluppo delle forze produttive" e di una sburocratizzazione. C'è chi ama chiamarla socialdemocrazia, chi liberalsocialismo, chi il socialismo non lo mette affatto, ma che fare dopo la fine della speranza di una nuova era di riforme?
    C'è chi spera nelle riforme rese necessarie dai prestiti (riforma come risparmio). Non la vedo una via praticabile, perché un certo parassitismo è funzionale a calmierare interi settori non produttivi (mentre quelli produttivi dicono "dateci i soldi che ci pensiamo noi!!", Sì, hai voglia!). Perfino l'evasione fiscale calmiera l'aumento dei prezzi (se tutti pagassero le tasse indovinate chi alla fine pagherebbe le sovrattasse di chi non le paga…).
    L'ottimismo della volontà.
    Vero, sapessi cosa sia meglio volere…

  5. Dire "Destra e sinistra sono uguali" purtroppo oggi per molti aspetti non è più una eresia.
    Si aggiunge al resto la difficoltà di collocare in uno degli schieramenti i vari attori della politica italiana. Una differenza, e non trascurabile, resta: io di sinistra mi indigno quando uno del mio schieramento viene colto col le mani nella marmellata ancor più di quando ad essere colto con le mani nel sacco è uno dello schieramento avverso.
    Nel fronte opposto non vedo indignati ma solo persone appiattite sulla solidarietà all'indagato di turno

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