Basilicata il centro c’è

Oggi quasi tutti i commentatori sottolineano i 14 punti percentuali tra Vito Bardi (centro destra) e Piero Marrese (campo largo).

Basta guardare i voti di Azione 7.5% e di Italia Viva (Orgoglio Lucano) 7 % e i conti tornano: il centro conta e conta parecchio.

Dietro Azione si trova il potentissimo gruppo Pittella (Gianni e Marcello) parlamentare europeo, presidente di Regione con il PD e candidato alla primarie per la segreteria. Sulla ultima scelta Gianni ha dichiarato però di no condividere la scelta di Azione di andare con il centro destra e dunque potrebbe essere che i voti pitelliani siano, in parte andati al PD. Mario Polese di Italia Viva ha promosso Orgoglio Lucano e ce l’ha fatta.

I 5 stelle e la Lega sono anche loro intorno al 7% e la sinistra al 6%. % stelle e PD insieme stanno al 21%. Fratelli d’Italia è al 17 e Forza Italia al 13

Anche da questo risultato emerge un dato: il centro destra puro è al 30% come base di partenza mentre il campo largo è molto più sotto. Dunque se si vuole far davvero un centro sinistra competitivo servono riaggregazioni che accettino di dare dignità politica e peso interlocutorio al centro che in Basilicata è al 27%.

 




Evitare di perdere Bari

Il tiramolla dura da giorni e si sta avvicinando il momento delle decisioni. Guardate intanto l’immagine di apertura che, con dispendio di tempo, ho realizzato per illustrare l’articolo e che illustra lo stato attuale al netto delle liste civiche che per ora non sono sulla scena ma che a Bari sono una realtà importante.

La prima decisione l’ha presa il centro destra candidando unitariamente Fabio Romito un giovane avvocato tributarista, anni 36, esponente della Lega con un passato in Forza Italia, attualmente Consigliere Regionale, ma che ha iniziato a far politica ai tempi della Università e dunque ha fatto gavetta come consigliere comunale e provinciale.

Il centrodestra punta ad affermare la necessità di cambiare dopo 20 anni di dominio incontrastato del centro-sinistra e prende le mosse dai problemi di malcostume che hanno parzialmente investito il comune e la Regione.

Sul fronte del centro sinistra siamo alla seconda puntata e per la prima rimando all’articolo Alcune stranezze sul caso Bari che presentava i due candidati Laforgia e Leccese e la eterogeneità degli schieramenti che li appoggiano. Valga per tutti Italia Viva con i 5 stelle e Sinistra italiana o i Verdi che stanno sul fronte opposto di Sinistra italiana.

Da allora, eravamo a ridosso della eliminazione delle primarie a 4 giorni dal voto, ci sono stati continui interventi di Roma su Bari, sia da parte del PD (Schlein), sia da parte dei 5 Stelle (Conte), nonostante il tentativo di Laforgia, e con minore impegno di Leccese, di tenere le beghe nazionali fuori da Bari.

La posizione del PD nei confronti di Laforgia è del tipo: si tratta di un valore aggiunto, ma alla domanda del come mai non vada bene come sindaco non giunge risposta, anche se una minoranza del PD sostiene pubblicamente che bisognerebbe appoggiare Laforgia.

D’altra parte lo schieramento che sostiene Laforgia, alla luce degli scandali comunali e regionali, dice che bisogna voltare pagina e per farlo si deve partire da un candidato sindaco esterno ai soliti giri.

La novità è stata il tentativo, sponsorizzato dall’ex Presidente della Regione Nicky Vendola, di proporre un candidato unitario visto che entrambi i candidati avevano dichiarato pubblicamente che non intendevano ritirarsi e che ritenevano che non fosse loro compito, ma delle forze politiche che li avevano proposti, quello di ricercare, ammesso che esistesse, un candidato terzo.

Così è saltato fuori il nome di Nicola Colajanni ex deputato PDS, ex magistrato di Cassazione, ex membro laico del CSM (indicato da PD e 5 stelle), studioso di diritto ecclesaistico. Figura autorevole e certamente in grado di accontentare gli aficionados della legalità, ma con l’handicap di avere 77 anni.

Le schermaglie sono durate alcuni giorni tra apprezzamenti formali da parte di entrambi gli schieramenti sinché lo stesso Colajanni ha dichiarato che rinunciava a causa delle rigidità riscontrate. Adesso sono ancora in atto abboccamenti tra Laforgia e Leccese (che hanno avuto l’ok da parte dei rispettivi schieramenti dichiaratisi disponibili ad accettare le loro decisioni), ma le uniche possibilità potrebbero essere quelle di una autonoma rinuncia di uno dei due a favore dell’altro in cambio di un rimescolamento generale delle carte nella futura amministrazione.

Sinceramente mi appare una via difficilmente perseguibile perché dopo che sono saltate le primarie è molto meglio affidarsi alle secondarie, cioè alle elezioni vere, e accettare che siano gli elettori a decidere cosa sia meglio.

Si accetta così, ovviamente, di non vincere al primo turno e andare al ballottaggio tra uno dei due e il candidato del centro destra, ma c’è modo e modo di arrivarci. I due candidati potrebbero dichiarare sin da subito di comportarsi come se le elezioni di primo turno fossero delle primarie e di accettare di apparentarsi per il turno di ballottaggio.

Le primarie non si sono tenute perché Laforgia dapprima e Conte poi hanno dichiarato che sarebbero state inquinate da quelle forze civiche coinvolte negli scandali comunali e regionali. Tale rischio non esiste più se entrambi gli schieramenti si impegnano a lasciare fuori le zone grigie e a far decidere direttamente agli elettori chi sarà il Sindaco.

  • Sul piano delle competenze in ambito amministrativo vince Vito Leccese che ha però l’handicap di essere espressione diretta delle vecchie amministrazioni (designato da Decaro e già direttore generale e poiu capo di gabinetto del Sindaco)
  • Sul piano del rinnovamento e del civismo vince Laforgia

Si tratterebbe di una cosa che non si è mai fatta ma mi pare il modo migliore, se lo si dichiara prima del primo turno, per evitare che gli elettori dello schieramento perdente non vadano a votare al ballottaggio (come capita sovente)  perché, con l’apparentamento saranno parte in causa, e per evitare pasticcetti dell’ultima ora nelle due settimane che separano i due turni che risulterebbero scarsamente credibili come è già accaduto, per esempio qui a Siena, dopo la prima amministrazione Valentini.

Io sono ampiamente fuori dalla politica e dunque non ho il potere di consigliare, ma ho ancora amici e lettori che lo sono e lo possono fare per evitare di perdere almeno dove si può vincere.


Eureka

Dichiarazione congiunta di Vito Leccese e Miche Laforgia da  Bari Today del 17 aprile 2024

Vogliamo precisare che il dialogo fra noi non si è mai interrotto. Che entrambi abbiamo accettato la candidatura a Sindaco allo scopo non di dividere, ma di unire le forze progressiste. E che entrambi, in queste settimane, abbiamo cercato una soluzione che potesse fare sintesi delle diverse esigenze dei partiti, dei movimenti e delle associazioni che compongono il fronte progressista.
Non è stato possibile e occorre prenderne atto, senza alimentare inutili recriminazioni e ponendo fine a tutte le polemiche che finiscono per aumentare le incertezze e il disorientamento nel nostro elettorato
Dobbiamo tornare a parlare della città, del suo futuro e delle nostre proposte per i prossimi cinque anni di governo. Confermiamo, pertanto, la nostra volontà di restare entrambi in campo in vista dell’appuntamento elettorale dell’8 e 9 giugno. Non vi è altro modo, a questo punto, per mobilitare nella sfida elettorale l’intero fronte democratico e progressista impegnato, da mesi, a sostegno dell’uno e dell’altro
Anche se andremo divisi al primo turno vogliamo ribadire con forza che siamo entrambi dalla stessa parte, alternativa a una destra arrogante, priva di argomenti, retrograda in materia di diritti, giustizia sociale e ambientale. Una destra a trazione leghista, che con lo scellerato progetto di autonomia differenziata mortifica i territori e le comunità del sud del nostro Paese.
Nelle prossime ore proporremo pertanto alle forze politiche che sostengono le nostre candidature un patto che preveda l’impegno comune a garantire la trasparenza di tutte le liste, il sostegno reciproco in caso di ballottaggio e, qualora uno fra noi venga eletto Sindaco, la disponibilità a costruire una squadra di governo che valorizzi le esperienze e le competenze di entrambi gli schieramenti.



Alcune stranezze sul caso Bari

Da più parti si discute della necessità che i due candidati dell’area di centro sinistra per le elezioni di Bari facciano un passo indietro alla ricerca di un candidato comune super partes e in proposito si è fatto il nome dell’ex magistrato e apprezzato scrittore Carofiglio.

Perché le cose non sono così semplici?

In primo luogo c’è stato lo strappo da parte di Conte che ha creato un problema nazionale. Conte ha invitato Elly Schlein a lottare contro Cacicchi e Capibastone. Si riferisce forse al sistema Emiliano? In quel caso spieghi come mai il Moviumento 5 stelle era alla opposizione in Comune, ma in maggioranza e in giunta in Regione (e rimane tale anche dopo il dimissionamento di lady preferenze Anita Maurodinoia). Non si capisce ci sono i cacicchi a Bari (Sindaco Decaro) ma non ci sono alla Regione (presidente Emiliano?).

In secondo luogo i due candidati sindaco hanno una storia professionale e politica onorevole ma strana rispetto alle appartenenze e alle forze che li sostengono.

  • Vito Leccese , da molto giovane, è stato deputato verde per due legislature, poi ha rotto con i versi, si è occupato professionalmente di amministrazione locale, è iscritto al PD dalla fondazione, conosce bene la macchina amministrativa di Bari (prima di fare il capogabinetto di Decaro è stato direttore generale del comune dal 2009 al 2014). Insomma un PD venato di verde e con una perfetta conoiscenza del comune. Lo appoggiano Pd, Verdi, Azione e liste locali.
  • Michele Laforgia è un affermato avvocato penalista sostenuto dai 5 stelle, sinistra italiana, Italia Viva, PSI, + Europa e liste locali. E’ stato tra i promotori di La giusta causa, movimento culturale e politico «contro le ingiustizie e le diseguaglianze». Il padre, con un passato socialista e che poi aderì al PDS, è stato senatore e primo sindaco di Bari per il centrosinistra.

Osservazioni: si tratta di due personalità di valore. La richiesta di sospendere le primarie, prima che da Conte è arrivata da Laforgia (ho messo la sua dichiarazione in coda all’articolo). Quello che colpisce è la eterogeneità di chi appoggia le due candidature: per esempio i Verdi e Sinistra italiana che a livello nazionale stanno insieme qui sono su fronti opposti. Lo stesso accade con le tre forze centriste. Italia Viva è da sempre in rotta con Emiliano (rigassificatori, xylella, Taranto) e tutto ciò spiega la presenza in maggioranza dei 5 stelle, ma non quella di Azione.

E’ evidente che e non si trova un via d’uscita unitaria alle elezioni di Bari ci saranno due liste di centrosionistra e una di centrodestra (anche se per ora tutto tace) e in caso di ballottaggio la lista di centrosinistra perdente dovrà appoggiare l’altra a meno di attuare la linea del Muoia Sansone con tutti i filistei.


In politica bisogna dire sempre la verità. Vito Leccese non può negare che sin dalla mattina di ieri ho parlato con lui, e poi con altri autorevoli interlocutori del PD – e non solo – per cercare una soluzione unitaria. Sa bene che sino a pochi minuti prima di arrivare in piazza della Libertà ho chiesto a lui e al PD, nella sua massima espressione, di condividere la decisione di sospendere il voto delle primarie. È certamente a conoscenza del fatto che, proprio per evitare una rottura, non mi sono limitato a dire, dal palco, che non vi erano più le condizioni per andare alle urne domenica prossima, ma ho chiesto a lui di sospendere l’organizzazione del voto, di comune accordo. Negarlo, oggi, e attribuire “a Conte” ogni decisione, è semplicemente irresponsabile, prima che falso.

Ma questo è il meno. La parte più preoccupante della sua nota è quella che sorvola, leggiadra, sulla gravità della situazione in cui ci troviamo, dopo gli arresti di ieri. Marca la distanza facendo nome e cognome di uno degli indagati – come non si dovrebbe mai fare – ma fa finta di ignorare che quella stessa persona, con il suo movimento politico, doveva partecipare alle primarie. Parliamo della seconda forza del centrosinistra alle elezioni amministrative del 2019, in maggioranza al Comune e alla regione.
Chi è garantista, come me, tiene ben distinte le accuse in sede penale e le responsabilità personali dalla dimensione politica e dal dibattito pubblico. Io non distribuisco patenti anticipate di colpevolezza a nessuno, tantomeno a un movimento politico, e, per essere chiari, non ho più volte denunciato il rischio di inquinamento del voto perché sono in possesso di informazioni riservate (e coperte dal segreto professionale). Le polemiche sui voti comprati a Triggiano erano pubbliche e alcuni processi, pubblici, sono in corso da tempo. Lo stesso Sindaco di Bari ha dichiarato, pubblicamente, di aver denunciato chi offriva di comprare voti e, ieri, di non essere sorpreso dagli arresti.
Di cosa parliamo, allora? La posta in gioco non è la mia candidatura a Sindaco, nè quella di Vito Leccese, bensì il futuro della coalizione di centrosinistra e dell’intera città, che corre il rischio del commissariamento e del rinvio delle amministrative. Un minimo di prudenza, in questo momento, sarebbe d’obbligo, per tutti. Continuare a ripetere Andiamo!, senza sapere bene dove, e con chi, è un modo puerile per tentare di esorcizzare la realtà.
Un’ultima considerazione, non meno importante. Io non accetto di ridurre ogni questione ai rapporti tra il Partito Democratico e il Movimento Cinque Stelle, ai tatticismi e alla propaganda. Io non prendo ordini da nessuno. Chi si candida a Sindaco aspira a rappresentare l’intera città e risponde all’intera città, senza vincoli di mandato e di partito. Non bisognerebbe mai dimenticarlo.

 




Bari: E’ un topolino o è una montagna?

Riassumiamo i fatti: domenica prossima dovevano svolgersi le primarie per scegliere il candidato sindaco di Bari; in lizza Michele Laforgia, avvocato sostenuto da M5S, Italia Viva e Sinistra Italiana e Vito Leccese, attuale capo di gabinetto del sindaco di Bari sostenuto da PD, Azione ed Europa Verde.Le primarie, dopo lo sfilarsi di Laforgia sono state, ovviamente, annullate. Le primarie erano il tentativo di arrivare ad una candidatura unitaria del campo larghissimo.

Poi, dopo la prima inchiesta che riguardava una consigliera comunale eletta nel centro destra ma poi passata con la lista civica Sud al Centro, in maggioranza con Decaro, è arrivato lo scandalo dei voti comprati che coinvolge una assessore regionale del PD Anita Maurodinoia il cui marito Sandro Cataldo è il referente di Sud al Centro e sarebbe l’organizzatore della compravendita. Sud al centro è in Consiglio Comunale e avrebbe partecipato alle primarie a favore di Vito Leccese.

Alle comunali di Bari la Maurodinoia fu eletta con oltre 6 mila preferenze nella lista di Sud al centro che raccolse 11 mila voti e poi passò in regione a fare l’assessore per il PD. Decaro prese il 66% con un mix di liste molto ampio (PD 17%, Decaro sindaco 11%, Decaro per Bari 9.4%, Sud al Centro 7 %, Bari Bene comune 4%, Popolari per Bari 4%, Democratici ecologisti 4%) più altre liste civiche con risultati intorno al 2%. Se andiamo a guardare le preferenze scopriamo che il più votato del PD ne prese 2500 e nessun altro andò oltre le 2000.

La Maurodinoia fu subito premiata perché chi porta voti va premiato. Venne messa in lista alle regionali del settembre 2020 e nella circoscrizione di Bari arrivò seconda con circa ventimila preferenze subito dopo l’avvocato Paolicelli sostenuto da Decaro che ne ebbe ventitremila

La frammentazione delle liste a favore di Decaro (11) con la presenza di molte liste locali spiega la opportunità delle primarie insieme alla facilità di insediamento di lobby di vario genere.

Meglio ascoltare le posizioni locali piuttosto che quelle di Conte o della Schlein. Dice Laforgia, che non è un 5 stelle ma un civico che sostiene Decaro:

«In politica bisogna dire sempre la verità. Vito Leccese non può negare che sin dalla mattina di ieri ho parlato con lui, e poi con altri autorevoli interlocutori del PD – e non solo – per cercare una soluzione unitaria. Sa bene che sino a pochi minuti prima di arrivare in piazza della Libertà ho chiesto a lui e al PD, nella sua massima espressione, di condividere la decisione di sospendere il voto delle primarie. È certamente a conoscenza del fatto che, proprio per evitare una rottura, non mi sono limitato a dire, dal palco, che non vi erano più le condizioni per andare alle urne domenica prossima, ma ho chiesto a lui di sospendere l’organizzazione del voto, di comune accordo. Negarlo, oggi, e attribuire “a Conte” ogni decisione, è semplicemente irresponsabile, prima che falso».
«Ma questo è il meno. La parte più preoccupante della sua nota è quella che sorvola, leggiadra, sulla gravità della situazione in cui ci troviamo, dopo gli arresti di ieri. Marca la distanza facendo nome e cognome di uno degli indagati – come non si dovrebbe mai fare – ma fa finta di ignorare che quella stessa persona, con il suo movimento politico, doveva partecipare alle primarie. Parliamo della seconda forza del centrosinistra alle elezioni amministrative del 2019, in maggioranza al Comune e alla regione. Chi è garantista, come me, tiene ben distinte le accuse in sede penale e le responsabilità personali dalla dimensione politica e dal dibattito pubblico. Io non distribuisco patenti anticipate di colpevolezza a nessuno, tantomeno a un movimento politico, e, per essere chiari, non ho più volte denunciato il rischio di inquinamento del voto perché sono in possesso di informazioni riservate (e coperte dal segreto professionale). Le polemiche sui voti comprati a Triggiano erano pubbliche e alcuni processi, pubblici, sono in corso da tempo. Lo stesso Sindaco di Bari ha dichiarato, pubblicamente, di aver denunciato chi offriva di comprare voti e, ieri, di non essere sorpreso dagli arresti».
«Di cosa parliamo, allora? La posta in gioco non è la mia candidatura a Sindaco, nè quella di Vito Leccese, bensì il futuro della coalizione di centrosinistra e dell’intera città, che corre il rischio del commissariamento e del rinvio delle amministrative. Un minimo di prudenza, in questo momento, sarebbe d’obbligo, per tutti. Continuare a ripetere Andiamo!, senza sapere bene dove, come e con chi, è un modo puerile per tentare di esorcizzare la realtà. Un’ultima considerazione, non meno importante. Io non accetto di ridurre ogni questione ai rapporti tra il Partito Democratico e il Movimento Cinque Stelle, ai tatticismi e alla propaganda. Io non prendo ordini da nessuno. Chi si candida a Sindaco aspira a rappresentare l’intera città e risponde all’intera città, senza vincoli di mandato e di partito. Non bisognerebbe mai dimenticarlo».
 
«Mi dispiace di questa reazione» del Pd alla decisione di rinunciare alle primarie del centrosinistra a Bari «ma noi non accettiamo mancanza di rispetto e nessuno può permettersi di dire che il M5s è sleale o alludere a questo». Lo ha detto a Bari, a margine di un incontro con gli elettori, il presidente del M5s, Giuseppe Conte. Conte ha spiegato di aver telefonato mercoledì alla Schlein sottolineando che «se la situazione si fosse compromessa e che se ci fossero state nuove inchieste non saremmo stati disponibili a far finta di nulla proseguendo con le primarie».

Dall’esterno si ha la sensazione che ci sia del marcio nel sistema di potere costruito dal Presidente di Regione Puglia Emiliano. Il Movimento 5 stelle che dalla opposizione stava cercando di confluire in maggioranza ha fatto 2+2 rispetto a questioni che ne hanno caratterizzato il DNA sin dalle origini. Meglio evitare delle primarie  in cui sarebbe stato presente il movimento di Sandro Cataldo.

Nella stessa giornata delle comunali del 2019 si tennero anche le Europee e questi sono i risultati in provincia di Bari che indicano grosse differenze rispetto alle comunali: 5 stelle al primo posto seguiti da Lega, PD, Forza Italia, Fratelli d’Italia, + Europa.

Il barese, dal punto di vista degli orientamenti politici generali, non appare come un’area di sinistra e il Movimento di Conte che alle comunali prese solo il 9% (contro il 26% delle europee) si era posto il problema di far confluire il suo consenso su un candidato civico credibile. Dopo la compravendita dei voti e la disdetta delle primarie, tutto da rifare.

Nulla si sa, per ora delle intenzioni del centro destra che andò male ma che nel contesto attuale potrebbe anche fare il botto se dovesse trovare un candidato credibile.

 

 

 

 




I voti si contano in cifra assoluta – Siena

Siena veniva da una esperienza di lista civica di centro destra (De Mossi) finita non benissimo e che rappresentò 5 anni fa la decisione dei senesi di dire basta all'epoca PCI+PSI, PCI, PDS, DS, PD con gli annessi e connessi del crack del Monte dei Paschi.

L'esperienza non è stata esaltante ma il PD, dopo la consiliatura Valentini, è rimasto ancora fuori dai giochi nonostante un risultato di tutto rispetto che, in termini percentuali lo colloca come primo partito della città.

Si è arrivati all'appuntamento di maggio 2023 con un faticoso lavoro durato mesi: otto candidati a Sindaco, 23 liste, 615 candidati per circa 30 mila votanti. In un quadro del genere era certo che il sindaco non sarebbe stato eletto al primo turno e così è stato. Alle politiche del 2022 era andata così: la coalizione di centro sinistra con l'ex presidente della Regione Enrico Rossi aveva avuto il 38%, il centro destra con Fabrizio Rossi il 35%, Italia Viva con Stefano Scaramelli il 12.6, il M5* con Giacomelli l'8.7%.

Erano elezioni comunali e dunque in prima battuta il quadro è apparso diverso da quello delle politiche per le specificità locali e l'effetto sparpagliamento dovuto alle liste civiche.

Candidato Area Coalizione Voti
Nicoletta Fabio Fratelli Italia Centro destra 8249
Anna Ferretti PD & caritas Centro sinistra 7773
Fabio Pacciani progressista liste civiche (7) 6123
Massimo Castagnini centro lista civica, Italia viva, De Mossi 1945
Emanuele Montomoli manager massone lista civica 1837
Elena Boldrini progressista 5 stelle 403
Alessandro Bisogni estrema sx Siena popolare 380
Roberto Bozzi centro Azione 329
    Totale 26'039

Il centro destra è arrivato a Nicoletta Fabio, manager del mondo delle contrade, docente di lettere, vicina a Fratelli d'Italia con un percorso tormentato passato attraverso il tiramolla su De Mossi, l'avvicinamento a Montomoli finito dopo la sua ammissione pubblica di appartenenza alla massoneria (fatto ben noto ma allora solo mormorato).

Il centro sinistra ha scelto Anna Ferretti, esponente della Caritas e del PD, con precedenti esperienze amministrative come assessore: lista PD, lista Ferretti, lista civica.

Fabio Pacciani, con dietro l'ex sindaco PCI Pierluigi Piccini ha giocato la carta delle liste civiche tante (troppe) e ha rifiutato rapporti con le forze politiche sostenendo che l'unica via d'uscita era il civismo. Come la volta scorsa i civici sono arrivati terzi e mentre la volta scorsa confluirono sul sindaco uscente PD Valentini (che fu sconfitto al ballottaggio) questa volta hanno tenuto una posizione da duri e puri con qualche episodio di isteria nella fase finale della campagna elettorale.

Massimo Castagnini, manager di centro, politicamente vicino al III polo ha tentato la corsa del centro mettendosi a destra e a sinistra rispettivamente De Mossi (la continuità amministrativa) e Scaramelli (Italia Viva). Italia Viva è arrivata a questa scelta dopo che erano andate male le interlocuzioni con la Ferretti (disponibile solo a concedere posti in lista ma niente simbolo) e con Pacciani (noi siamo solo civici). D'altra parte si era consumata la rottura con Azione, orientata dapprima su Montomoli e poi decisa a presentare un suo candidato (andato malissimo); nonostante i consensi a Italia Viva alle politiche fossero al 10%. il risultato è stato deludente e non poteva essere che così per il ritardo di iniziativa politica e per la scelta di stare sullo stesso vagone di De Mossi: il sindaco dei tanti flop.

La scelta di Castagnini di presentarsi come il candidato del completamento delle cose intraprese avrebbe avuto maggiore credibilità se fosse stata accompagnata dalla non presenza di una lista di appoggio sponsorizzata da De Mossi.

Emanuele Montomoli aveva dalla sua la notorietà e il successo imprenditoriale ma la sua corsa è finita quando il centro destra ha scelto altrove.

Cosa è successo ai ballottaggi?

Candidato ballottaggio differenza
Nicoletta Fabio 12'545 +4'296
Anna Ferretti 11'509 +3'735

Voti validi I turno 26'039

Voti validi ballottaggio 24'054

non hanno votato al ballottaggio circa 2000 elettori  

Il centro destra era sopra di 500 voti e al ballottaggio è sopra di circa 1'000 voti. I senesi che al primo turno avevano votato le altre liste sono in larga misura tornati a votare e hanno premiato in misura maggiore Nicoletta Fabio.

conclusioni

  • il centro destra ha un sindaco capace e popolare, ottiene 20 consiglieri  (11 a Fratelli d'Italia e 5 alla lista del sindaco, mentre 2 vnno alla Lega e altri 2 a Forza Italia) e dunque si preannuncia una navigazione tranquilla
  • il centro sinistra elegge Ferretti e ottiene 5 consiglieri PD e 1 alla lista Ferretti
  • le liste civiche eleggono 3 consiglieri tra cui Pacciani ma ricordiamo che nel cartello c'erano ben 7 sigle
  • Vengono eletti anche Montomoli e Castagnini senza altri consiglieri
  • Non passa nessuno degli altri candidati

Che dire?

Il centro sinistra non ce l'ha fatta a rimontare anzi il divario relativo è aumentato. Le due candidate nei confronti elettorali si sono dimostrate capaci e pacate a differenza di Pacciani che sul finire della campagna era tesisssimo e aggressivo con il nervo scoperto della presenza di Pierluigi Piccini alle sue spalle.

Il terzo polo, partito male (ritardo nella strategia e scelte solitarie di Azione) non è decollato, anche se Renzi, non si sa per boutade o perché male informato, ha gongolato in TV. L'operazione Castagnini, al di là del valore del candidato Sindaco si è rivelata poco convincente e inquinata dalle presenze legate alla amministrazione uscente. Scaramelli ha il suo appeal ma quando manca lui come candidato il consenso crolla e questa volta, anche prescindendo dal ruolo in regione, essendo lui di Chiusi era improponibile candidarlo perché a Siena, per fare il sindaco, devi essere nato entro le mura. La lista "destinazione terzo polo" ha preso 453 voti, decisamente pochi

Le liste civiche, già sconfitte nel 2018 sono state nuovamente sconfitte (non venne gradito l'apparentamento tra Picccini e Valentini e non è stata gradita la corsa in solitaria). Sarà dura resistere senza prospettive e lo stesso discorso vale per Castagnini e per Montomoli.

gli eletti

Sindaco Nicoletta Fabio – maggioranza 20

FRATELLI D’ITALIA – 10 ELETTI

Michele Capitani, Riccardo Pagni, Barbara Magi, Maria Antonietta Campolo, Emanuela Anichini, Francesca Borghi, Bernardo Maggiorelli, Monica Crociani, Marco Ballini, Pierluigi De Angelis

NICOLETTA FABIO SINDACO – 5 ELETTI

Silvia Armini, Micaela Papi, Davide Ciacci, Michele Cortonesi, Francesca Cesareo

FORZA ITALIA -UDC – NUOVO PSI – 2 ELETTI

Lorenzo Lorè, Lorenza Bondi

MOVIMENTO CIVICO SENESE – 1 ELETTO

Franco Bossini

LEGA SALVINI PREMIER – 2 ELETTI

Massimo Bianchini, Orazio Peluso

minoranza: 12 consiglieri

SENA CIVITAS – 1 ELETTO

Chiara Parri

PER SIENA – 1 ELETTO

Vanni Griccioli

SIENA SOSTENIBILE – 1 ELETTO

Monica Casciaro

PARTITO DEMOCRATICO – 4 ELETTI

Alessandro Masi, Luca Micheli, Gabriella Piccinni, Giulia Mazzarelli

CON ANNA FERRETTI SINDACA – 1 ELETTO

Adriano Tortorelli

Anna Ferretti (candidato alla carica di Sindaco ammesso al turno di ballottaggio, risultato non eletto)

Fabio Pacciani (candidato alla carica di Sindaco, risultato non eletto)

Massimo Castagnini (candidato alla carica di Sindaco, risultato non eletto)

Emanuele Montomoli (candidato alla carica di Sindaco, risultato non eletto)

 




Ischia come la striscia di Gaza

E' in corso la polemica politica intorno alla devastante frana di Casamicciola (Ischia): si poteva evitare?

Colpa dei Condoni e di chi li ha reiterati? Come si evitano queste tragedie?

Faccio riferimento alla immagine di apertura per osservare che l'isola d'Ischia, per i meccanismi incontrollati del profitto, assomiglia in termini di densità abitativa alle immagini dall'alto della striscia di Gaza: un cono centrale ad elevata pendenza, colorato di verde e poi case, strade, case, giù fino al mare.

In effetti l'isola ha una estensione pari a un terzo del territorio di Monticiano, dove vivo; ma noi siamo mille e quattrocento e loro sessantamila che diventano il triplo in alta stagione e stiamo parlando di un bene ambientale tutelato.

Secondo me ciò che non va è un meccanismo di sviluppo in cui è il profitto che determina l'uso incontrollato del territorio.

Qualcuno dice che è sempre stata così ma non è vero; non era così nell'ottocento quando le parti urbanizzare erano solo le coste e solo in parte, ma non era così anche nella prima metà del 900 quando l'isola aveva già avuto i suoi problemi in termini sismici e di alluvioni, ma il territorio veniva comunque rispettato e protetto.

Basta vedere questa immagine del 1935 ripresa da una relazione predisposta da quello che sarebbe divenuto il Corpo Forestale dello Stato, ora Carabinieri forestali.

Il monte Epomeo presenta pendenze e strutture geologiche superficiali in grado di innestare frane devastanti e per questa ragione sono stati predisposti sin dagli anni 30 canali di drenaggio delle acque in grado sia di far perdere energia a ciò che cade sia di evitare l'accumulo di materiali pericolosi.

Naturalmente, questi sistemi funzionano finché si fanno le dovute manutenzioni e le manutenzioni si fanno se il modello di sviluppo prevede la difesa della agricoltura di montagna per cui la difesa del territorio diventa un elemento di cura del proprio mondo da parte di chi ci vive e se la pianificazione urbanistica si occupa di porre limiti sia assoluti sia relativi agli insediamenti abitativi e alle opere di urbanizzazione primaria.

Nulla di tutto questo, o meglio, nel tempo il lavoro di pianificazione è avvenuto, ma la pianificazione si è accompagnata, come è costume in molte terre dell'Italia Meridionale, con forme di abusivismo diffuso in grado di annullare ogni salvaguardia verso i processi edificatori. Si tratta di un tipo di abusivismo che raggiunge punte del 40% dell'edificato e che, per via di quel tipo di incidenza si mescola subito con neologismi quali abusivismo di necessità.

E tale abusivismo innesca immediatamente quello dei condoni e della mancata esecuzione dei provvedimenti di sequestro e demolizione. Ogni volta chi governa pensa di sanare la situazione con un condono che sarà poi seguito da un altro perché quello precedente non è bastato e quello successivo avrà maglie necessariamente più ristrette perché nel frattempo sono maturate le coscienze ambientali e la coscienza della pericolosità della edificazione fuori contesto, o meglio in contesto di pericolosità.

Ma la logica del condono produce anche un altro meccanismo perverso; la consapevolezza che rispettare le norme è da fessi e che se non si rientra nel condono attuale, basta attendere perché ne verrà un altro e comunque nella attesa le case abusive resterannoi lì (divertente la polemica tra la associazione dei Sindaci, punta sul vivo, e il ministro dell'ambiente Fratin, reo di non aver pesato le parole).

E' questa la logica che ha consentito di riempire il vallone dove stavano le briglie di raccolta di case e di strade e oggi si discute delle responsabilità del primo governo Conte che nel 2018 infilò nel decreto sul ponte Morandi (Genova) un articolo che consentiva di far rientrare nelle previsioni del primo condono Craxi del 1985 ciò che non era sanabile alla luce del successivo condono di Berlusconi.  

Le anime belle, quelle con 5 stelle ci ispiegano che non si è trattato di un condono, ma di un adeguamento di norme e procedure. Chi votò a favore (Lega e Fratelli d'Italia) spiega che a loro interessava ricostruire il ponte Morandi … e tutti vissero felici e contenti.

 




prima Gelmini poi Moratti

Si tratta di due persone lombarde che hanno retto con capacità il ministero della Istruzione proprio negli anni della mia riconversione da docente impegnato sul versante della razionalità scientifica al primo concorso per Dirigente Scolastico e dunque ad un cambio di prospettiva e di ottica lavorativa. Moratti è arrivata dopo l'era Berlinguer e ne ha ereditato la parziale riforma della scuola occupandosi della emanazione di numerosi decreti legislativi, tra cui l'ultimo (giunto a fine mandato) dedicato alla scuola superiore dai contenuti molto innovativi sul terreno pedagogico ed ordinamentale (personalizzazione dei percorsi, superamento dello schema 2+3 a favore di 2+2+1 con l'ultimo anno dedicato all'orientamento professionalizzante, al tirare le somme, e a percorsi didattici più liberi).

Dopo Moratti è arrivata Maria Stella Gelmini, odiatisssima nel mondo della sinistra perché si trovò ad applicare al mondo della scuola i tagli decisi dal ministro dell'Economia Tremonti. Ma della sua esperienza ministeriale ricordo il dpr regolamento sulla valutazione, la riforma della istruzione tecnica fondata sulla didattica per competenze, l'avvio della alternanza scuola-lavoro.

In buona sostanza si è trattato di due gestioni del ministero della Istruzione che, pur nell'ambito della rottura politica determinata dall'avvento di maggioranze di centro-destra, si sono mosse nell'ambito dei processi di riforma avviati da Berlinguer (e in parte da Fioroni) e, secondo me, si è trattato degli ultimi ministri/e all'altezza del ruolo prima della comparsa sulla scena di figure di serie B. In negativo, durante la loro gestione, ma non per colpa loro, è stato portato a termine il deponziamento del regolamento sulla autonomia delle istituzioni scoilastiche con la mancata concessione della autonomia amministrativa e delle politiche di gestione del personale, un regolamento che faceva paura ai conservatori di tutti gli schieramenti.

Sul mio sito vi segnalo numerosi articoli che ho scritto in quegli anni e che vi invito a rileggere (vi segnalo quelli utili a capire cosa avvenne):

A Berlusconi e Veltroni: parliamo di cose da fare – riflessioni prima delle elezioni – 1 – gennaio 2008

A Berlusconi e Veltroni: parliamo di cose da fare – riflessioni prima delle elezioni – 2 – febbraio 2008

Prima che il gallo canti – dopo le elezioni e prima che il ministro si pronunci cosa attende la scuola? – aprile 2008

Gelmini, una Stella, tra stile e titubanza – giugno 2008

Come evitare il gioco di rimessa – dopo le comunicazioni del ministro Gelmini in Parlamento – giugno 2008

Valutare … valutare la condotta – regolamento della valutazione – marzo 2009

Il regolamento della Istruzione tecnica – tre puntate – 1) osservazioni generali 2) La governance 3) Quadri orari e materie (un esempio) – marzo 2009

Non sarà epocale ma c'è – 12 febbraio 2010

Dunque queste due ministre, proprio sul tema della governabilità hanno rotto con il loro schieramento di appartenenza: prima Maria Stella Gelmini contraria ad interrompere la esperienza del governo Draghi ed approdata nelle file di Azione dove fa la vice di Calenda e ora Letizia Brichetto Moratti che ha rotto con la giunta e la Lega di Attilio Fontana su due questioni: il reintegro dei medici novax (era assessore alla Sanità chiamata a far uscire la Lombardia dai pasticci della accoppiata Gallera Sala) e il suo avvento a candidata alla Presidenza della Regione (ipotesi avanzata e condivisa nel centro-destra nel momento di minima credibilità diu Attilio Fontana).

Il curriculum politico-professionale della Moratti (tra i sostenitori con il marito della comunità di San Patrignano) in estrema sinstesi è il seguente:

  • 94-96 presidente RAI
  • 98-2010 incarichi vari nel mondo della comunicazione e della finanza
  • 19-20 presidente UBI Banca
  • 01-06 ministro dell'Istruzione
  • 06-11 Sindaco di Milano poi consigliere di opposizione e nel 2011 dimissioni dal Popolo della LIbertà
  • 21-22 vicepresidente e assessore al Welfare Regione Lombardia

Arrivo così al nocciolo della questione posto in maniera lucida da Renzi ma anche da esponenti di area riformista dentro il PD: bisogna sedersi intorno ad un tavolo e discutere con tutti gli interessati (inclusa Moratti) di quale sia la candidatura migliore per battere la Lega orientata a riproporre Attilio Fontana perché è chiaro che in una Regione come la Lombardia si vince o si perde con onore solo se ci si mette in una prospettiva di centro che sappia parlare agli imprenditori ma anche al popolino produttivo e concreto.

Le reazioni sono state le più diverse: mettiamo Cottarelli (reduce da una sonora sconfitta alle politiche), mettiamo Gori (già sconfitto la volta prima), stiamo a vedere, facciamo le primarie, se mettono la Moratti non la voto e non voterò più il PD, … Tutte cose già viste e sentite per chi ha seguito le strategie del centro-sinistra sulla Lombardia. Ricordate Diego Masi? Ricordate Mino Martinazzoli?

E' dai tempi di Fiorella Ghilardotti (presidente dal 92 al 94) che lo schieramento progressista non tocca palla in Regione: nascita di Forza Italia, epoca Formigoni (CL e polo della LIbertà), avvento della Lega. Regione Lombardia che un tempo era contendibile è diventata una specie di buco nero per lo schieramento progressista che riesce a competere nelle grandi città e in qualche pezzo di provincia ma è poi assolutamente impotente quando si tirano le somme sulla intera regione, spesso con risultati inferiori ai dati delle politiche e molto al di sotto di quelli delle amministrative, anche perché sui territori, in particolare in alcune province, la Lega c'è ed è credibile.

Io sono fuori dalla politica da molto tempo ma una cosa mi è chiara: quando l'avversario subisce una divisione grave bisogna lavorare per approfondire il solco. Aggiungo una seconda considerazione: se il centro e la sinistra non si mettono ad occuparsi seriamente di questione settentrionale non se ne uscirà. Dietro il consenso dapprima a Forza Italia e poi alla Lega c'è la adesione ad uno stile di vita, ad un modo di produrre, alla concretezza dell'artigiano che si fa imprenditore.

Non è detto che ce la si faccia ma almeno si eviti di chiudere ogni possibilità prima ancora di incominciare.

 

 

 

 




Monza 13 marzo 2022 – primarie per il Sindaco

Tra un paio di settimane si tengono a Monza le primarie per la scelta del candidato sindaco di centro sinistra e come capita quando lo schieramento progressista non fa sciocchezze sono state messe tutte le premesse per tornare alla guida della città.

La terza città della Lombardia, e tutta la Brianza monzese, ormai da qualche decennio sono diventate citta contendibili in cui si alternano amministrazioni di centro destra ad amministrazioni di centro sinistra.

L'unità e la partecipazione non sono slogan e lo possiamo vedere da alcuni elementi che vale la pena di sottolineare.

partire per tempo e allargare il campo

Si è costituito un nucleo iniziale composto dalle principali forze progressiste nazionali e locali e il campo si è ulteriormente allargato. Allo stato attuale ne fanno parte: Partito democratico, Azione, Italia viva, LabMonza, Possibile, MonzAttiva, Europa verde, Sinistra Italiana, Articolo 1 e Partito socialista.

E' stato predisposto un appello manifesto di valori e progetti, c'è un regolamento pubblico per le primarie, sono state fissate date per le candidature e ora è iniziato il confronto tra i due candidati con assemblee nei quartieri.

C'è una cosa che mi ha fatto un grande piacere, lo spirito unitario con cui ci si è mossi da subito e quelle tre sigle (Partito democratico, Azione, Italia viva) che hanno avuto un effetto trascinamento. Cinque stelle? Non pervenuti

chi sono i due candidati?

Sono due personaggi che conosco da tempo e che danno tutte le garanzie in termini di smalto, storia personale, background culturale ed esperienza.

Marco Lamperti è un ingegnere 34-enne, che fa il manager nel settore energetico ambientale, ex frisino, rappresenta l'innovazione culturale. E' un liberal e si è avvicinato al PD negli ultimi anni di liceo, dove ho avuto modo di incrociarlo. Poi è entrato, giovanissimo, in Consiglio Comunale. Dunque 34 anni ma quasi 15 di consiglio comunale, per la serie, in politica, quella buona, ci vuole innovazione, ma bisogna fare gavetta e nulla si immprovvisa.

Paolo Pilotto ha una sessantina d'anni e viene dalla fase finale della DC, quella del partito popolare, dei giovani (allora) pupilli del cardinal Martini che da studenti diedero vita ad un movimento, presente nelle scuole, il Gruppo Confronto. L'ho incontrato e ho collaborato con lui nei primi anni 90 al liceo Zucchi. Io rientravo a scuola dopo l'esperienza di lavoro nel privato e lui iniziava ad insegnare religione facendo l'ala sinistra nei collaboratori della Preside Galbiati. Da allora è sempre rimasto allo Zucchi, di cui è ormai una istituzione, ma da subito si è impegnato nella politica amministrativa della città (consigliere comunale e assessore sin dal 1992). Circa 30 anni consiglio comunale.

Sono due profili diversi accomunati da professionalità, capacità ed esperienza e a leggere gli impegni che i candidati si sono assunti nel candidarsi alle primarie sono destinati a collaborare come Cip e Ciop; è quello che mi auguro: uno farà il Sindaco e l'altro il vicesindaco.

Non sono identici, non se ne dispiaccia Paolo, e dunque la mia preferenza va al più giovane, non tanto per ragioni di privilegio generazionale, ma per gli aspetti legati ai riferimenti culturali. Nei comuni, in particolare in quelli importanti, c'è bisogno di dinamismo, spirito di innovazione, capacità propulsiva (ambiente, urbanistica, stili di vita, beni culturali) e per questa ragione propendo per Marco Lamperti pur essendo assolutamente tranquillo sulle capacità di Paolo Pilotto.

Naturalmente se ce la faranno a vincere, non le primarie, ma le elezioni comunali in cui il centro destra ricandida l'uscente Dario Allevi, in precedenza presidente della provincia. Come amava ripetere Armando Pioltelli, di cui ho trovato con piacere tre articoli di commemorazione sul sito del PD, uniti si vince

 

 




risultato tennistico a Monticiano

Girala come ti pare, quando passi dal 49% contro 51% con uno scarto di 15 voti al 37,5% contro 60,49% con uno scarto di 171 voti c'è poco da aggiungere perché parlano i numeri: Serragli 447 Rosi 276, PCI 16, bianche 11, nulle 22.

La lista di Giuliano Rosi ha preso una siringata dagli elettori e credo che sia finita per sempre la leggenda della sfida tra centro-sinistra e centro-destra. La sfida è stata tra un centro-sinistra che fatica a rinnovarsi e questa volta ha anche proposto un candidato con poco smalto e una lista civica che fa un balzo in avanti proprio mentre perde due petali che la avevano caratterizzata rispettivamente a sinistra (Ganozzi ex S&L) e a destra (Giorgini Lega con inclinazioni verso FdI).

Monticiano ha ricordato nel miglior modo possibile il suo sindaco Maurizio Colozza, morto di Covid, che quella lista (uniti per il rinnovamento) aveva voluto promuovere come esperimento per rompere le incrostazioni.

Serragli ha giustamente sottolineato nel programma e nella campagna elettorale gli aspetti di concretezza amministrativa e il carattere civico e l'elettorato ha premiato tale scelta. Per comprenderlo basta osservare i flussi elettorali, nella stessa giornata, tra le elezioni per la Camera, vinte da Letta, e quelle per il Comune.

Alle politiche gli elettori si sono considerati in libera uscita, come accade solitamente per le Europee e hanno votato per appartenenza ideale: una quarantina di schede bianche e altrettante nulle (il doppio rispetto alle comunali), 271 voti a Letta (contro i 312 voti di Giani alle Regionali un anno fa), 83 voti alle due liste di sinistra (comunisti di Rizzo e Potere al Popolo), 221 voti al centro destra, 30 alla estrema destra e qualche altro voto sparso.

Quando si è passati dal voto politico, il cui risultato veniva dato per scontato, a quello per le comunali gli spostamenti ci sono stati e sono stati notevoli: la gente ha votato Serragli, non per appartenenza politica ma per il programma, per le cose fatte e per la fiducia nei candidati proposti ( e sono arrivati voti sia dal centro destra sia dal centro sinistra).

Un altro elemento interessante emerge dal confronto tra il seggio 1 (capoluogo) con 200 voti contro 147 e quelli al seggio 2 (frazioni).con 247 voti contro 128. Il risultato è eclatante perchè al seggio 2 la lista civica era storicamente più debole mentre questa volta quasi 2 elettori su 3 hanno votato per lei. Chi aveva dato una occhiata nelle liste ai candidati di Iesa se lo aspettava.

Da domani si ragiona sui consiglieri eletti che, i cui nomi al momento non sono noti, ma mi auguro che nella felicità o nello scoramento nessuno perda la testa anche se a Un futuro per Monticiano servirà qualche riflessione sull'aver cambiato cavallo a corsa già iniziata e averne messo uno che faticava decisamente a passare dalle aperture sul metodo alle proposte sui problemi; gli elettori che hanno partecipato alle diverse iniziative (assemblee e trasmissioni TV) lo hanno capito.

L'ho già scritto e lo ribadisco per la terza volta:

  • sarà fondamentale operare per Monticiano e farlo il più possibile in modo unitario in particolare sui problemi di dimensione sovracomunale,
  • far funzionare la assemblea dei capigruppo, con il Sindaco, come luogo informale in cui ci si confronta, si sgrossano i problemi, la maggioranza ascolta la minoranza e viceversa anziché combattersi a colpi di interpellanze, interrogazioni e ordini del giorno.

aggiornamento del 5 ottobre con i voti di preferenza (in neretto gli eletti)


Monticiano Uniti per il Rinnovameno (Sindaco Eletto Alessio Serragli) preferenze
Fabio Laska  52
Roberto Petrini 38
Lucia Martelli 26
Paolo Neri 26
Alessandra D'ambrosio 21
Angela Maria Brogi 19
Ruggero Vannelli 17
Paolo Gelli (primo dei non eletti) 15
Silvia Taddei 11
Patrizia Portieri 5

 

Un futuro per Monticiano (candidato Sindaco non Eletto Giuliano Rosi – consigliere comunale) preferenze
Fausta Cosci  42
Emma Bruzzone 41
Elena Ciompi (prima dei non eletti) 27
Stefania Capaccioni 17
Carla Galeazzi 12
Claudio Fanciullacci 9
Francesco de Leo 8
Francesco Petri 8
Bruno Alfonsi 3
Giacomo Sillari 2

Consiglio comunale completamente rinnovato con la eccezione di Roberto Petrini (secondo degli eletti). Resta fuori la consigliera uscente di opposizione Stefania Capaccioni che la volta scorsa aveva fatto il pieno di preferenze.

Il primo dato da sottolineare è il grande successo dei due giovani Fabio Laska ed Emma Bruzzone (entrambi neo laureati in storia e, nel caso di Fabio, origine albanese, altro dato importante per Monticiano).

Ottimo risultato di Fausta Cosci e di Elena Ciompi (che però resta fuori, almeno per ora). Cambiamento secco di rappresentanze per Iesa con l'ingresso di Paolo Neri e di Ruggero Vannelli.

Auguri a tutti da Pensieri in Libertà con la speranza che, attraverso l'uso delle deleghe e dei coinvolgimenti anche informali tutti possano dare il loro contributo.


Gli articoli sulla politica amministrativa del nostro comune si trovano alla pagina Monticiano


 




assemblea pubblica finale – ne è valsa la pena

Ne è valsa la pena. Sono rimasto incerto sino alla fine se farmi un’altra serata fuori per assistere ad una assemblea elettorale; sarebbe stata la quinta e i miei ritmi di vita contadini fanno sì che io sia bello pimpante la mattina presto e un po’ sonnolento man mano che passano le ore dopo il tramonto.

Dunque assemblea finale di Monticiano – il Rinnovamento Continua: Alessio Serragli, i 10 candidati e, come si vede dalla foto, un po’ di persone della vecchia lista che continueranno a dare una mano.

Il canddato sindaco Alessio Serragli ha fatto da mattatore dimostrando di avere una visione a 360° sui problemi del nostro comune, sui progetti in essere, che saranno completati nel prossimo anno e sulle cose nuove e strategiche.

Invece di recitare la litania del bisogna cercare i soldi fuori si è presentato con un elenco dettagliato da cui risulta che nei quattro anni della passata amministrazione mediamente sono stati portati a casa contributi per circa 350 mila euro l’anno nei settori più diversi dalle opere pubbliche al sociale e altri sono in essere per il futuro con la attenzione che si presterà ad entrare in tutte le possibilità aperte dai piani governativi post-covid.

E’ stata chiarita la questione del mancato ottenimento del contributo sugli impianti sportivi dovuto ad un vizio formale e minimo sulla cifra da autofinanziare e si è affermato che si reitererà la richiesta nel prossimo ed imminente bando. L’opera principale prevista è la copertura della piscina e la contemporanea realizzazione di una vasca adiacente e più piccola per l’acquagym. Serragli ha affermato che è intenzione della sua eventuale amministrazione realizzare comunque questo progetto anche con risorse proprie.

Altra patata bollente oggetto di polemiche: il progetto di sistemazione della strada e del contorno di via delle Mura. Come è noto era giunto, dopo mesi di tira e molla ricchi di incontri e chiarimenti, il diniego da parte della Soprantendenza ai monumenti. In corso d’opera il costo del progetto è quasi raddoppiato perché dai rilievi geologici è emerso che il terreno sottostante è instabile e sarà dunque necessario realizzare opere di consolidamento del sedime. A questa brutta notizia per le casse comunali ne è seguita una positiva: la Sopraintendenza ha accettato le controdeduzioni del Comune e dunque l’esame continua in vista di una sua approvazione.

Serragli ha poi spiegato il progetto metanizzazione di cui ho già trattato in “i democratici del min-cul-pop con la cultura di PolPot” e ha più volte sottolineato che, si parli di servizi, di opere pubbliche o di rifacimenti, la leva su cui egli scommette e di cui si è occupato negli ultimi due anni è il processo virtuoso che si innescherà, con i nuovi strumenti urbanistici, consntendo di attirare investimenti produttivi in grado di creare lavoro e contemporaneamente portare danaro fresco nelle casse del comune (ex oneri di urbanizzazione).

Sono state date alcune rassicurazioni con riferimento a Petriolo, anche se, secondo me, rimane aperta la questione dello status giuridico delle terme libere, che deve uscire dal limbo in cui è stato collocato da decenni (per ragioni di opportunità). Il progetto comunale va verso il parcheggio presidiato e verso il parco fluviale dalle vasche, verso valle, sino al ponticino della Pia.

La società proprietaria (sito archeologico, ex terme pubbliche, albergone) tramite il gestore Alton 2 ha iniziato i lavori di sistemazione delle ex terme pubbliche che saranno allargate e riadattate in stile resort ma dovranno contemporaneamente conservare il convenzionamento con il SSN. Su questo punto Serragli è stato esplicito: si tratta di una condizione sine qua non per avere il diritto allo sfruttamento dell’acqua termale (concessione comunale). Anche la vecchia locanda ristrutturata nell’ambito del progetto del Parco Archeologico entra nella medesima partita e si tratta di una novità importante per procedere alla progressiva sanificazione e ripristino della legalità della intera area.

Alessio Serragli è giovane, è preparato, è entusiasta e ha in mano il quadro di tutti i problemi. Come mi è capitato di dire: il passaggio da Uniti per il Rinnovamento a Il Rinnovamento continua non è solo uno slogan reso necessario dalla indisponibilità ad andare avanti da parte di Mircko Giorgini, uno dei padri fondatori. Con questo passaggio si sono realizzati due elementi di novità:

  • una netta accentuazione del carattere civico della lista e il definitivo superamento (legato alla genesi) di ogni fumus di centro-destra
  • una accelerata sul terreno del fare e dello sfruttare ogni opportunità per realizzare opere e servizi per far uscire Monticiano dalla condizione di paese figlio di un Dio minore

Per quanto riguarda quelli di Un futuro per Monticiano, qualche considerazione finale.

  • Decisamente bene la scelta di non fare la passerella finale dei politici amici come fecero la volta scorsa, facendo una figuraccia. Si comincia a capire che per governare il territorio devi costruire una squadra di persone che diventano buoni amministratori non perché hanno l’imprimatur del consigliere regionale di turno, del presidente della provincia, del deputato, …, ma perché hanno idee e sanno fare.
  • Continuo a non capire cosa abbia portato alla rottura con chi quel progetto aveva inventato: Massimiliano Borgia. Ipotizzo che egli abbia esagerato nel rivendicare la autonomia nei confronti di quelli che, qui intorno, muovono le pedine da sempre e, come tutti gli innovatori decisi, sia stato eccessivamente astratto.

Se come dichiara nella lettera di indisponibilità a fare il candidato sindaco, ha intenzione di restare comunque in pista, ci sarà l’occasione di ragionare sul futuro di questo territorio e la stessa cosa si potrà fare con quegli esponenti della lista che rappresentano novità e aperture reali al rinnovamento. Butto lì un tema che mi è caro fin da quando si ragionava di Unione dei Comuni come ponte verso la fusione. In proposito vi rimando a due articoli del 2016  e del 2017 dove si parla della carattere sovracomunale di alcuni problemi, della necessità di fare massa critica e del fatto che (ragionando di fusione) noi siamo molto più parenti di Chiusdino, Civitella e Roccastrada che non di Sovicille e dell’area della Montagnola senese. Basta guardare una cartina geografica e osservare cosa c’è sul lato detro della Farma e sul lato sinistro della Merse. Unione o fusione?  – Unione o fusione – un anno dopo

Giunti alla discussione finale si avvicinavano le ore 24 e dunque la cosa è stata un po’ ristretta. Pilar Dalinovic ha posto a Serragli una domanda imbarazzante, quella dei rimborsi della politica e del mutamento di opinione dopo due anni di amministrazione. Domande ben poste e risposte esaurienti (date, cifre, utilizzo dei risparmi, stati di necessità subentrati, comportamenti futuri).

Evviva tutti quelli che mettono a disposizione il loro tempo per il bene della comunità.


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